Segnalo la inaugurazione della mostra "Arte dal vero. Aspetti della figurazione in Romagna dal 1900 a oggi" venerdì 7 novembre 2014 alle ore 17.00 al Centro Polivalente Gianni Isola e alle ore 18.30 al Museo San Domenico di Imola (BO).
La Fondazione
Cassa di Risparmio di Imola con la mostra “Arte
dal vero. Aspetti della figurazione in Romagna dal 1900 a oggi” realizza
un grande allestimento sulle arti
figurative in Romagna dal primo Novecento, in collaborazione con il Comune
di Imola (www.mostrefondazioneimola.it).
93 artisti e 176 opere, tra pittura, scultura, grafica
e ceramica mettono in rilievo figure
e momenti di un lungo percorso che ha caratterizzato una Romagna artistica segnata da una
singolare adesione al filone figurativo e verista. La cura della
mostra è stata affidata a Franco Bertoni sotto la direzione di Andrea Emiliani. Le opere,
esposte in mostra, non secondo un criterio cronologico, ma proponendo invece
occasioni di rapporto e di confronto tra modernità e contemporaneità, enucleano
una sorta di racconto sulla condizione umana: tra documentarismo e finzione,
tra vita quotidiana e teatralità, tra ordinario e meraviglioso, tra apparenze e
segreti nascosti sotto la superficie. Pur messa di
fronte alle sollecitazioni delle avanguardie e delle neo-avanguardie, la Romagna artistica ha sotterraneamente
coltivato una propria specificità che la contraddistingue, per qualità e
quantità degli esempi, da altre aree geografiche e culturali italiane. Oltre a
presentare una selezione di quanto espresso in Romagna per oltre un secolo
dalle arti figurative, la mostra intende
anche proporsi come un contributo - volutamente circoscritto e limitato - a una più generale inversione di tendenza
in atto rispetto alle traiettorie generate dal vizio di base del Moderno:
l'allontanarsi da un umanesimo impegnato sul concreto presente e il suo
conseguente, algido, rifugiarsi nelle sfere dell'astrazione, in linguaggi
formali autoreferenziali, criptici e quasi iniziatici, in enfatici manifesti e
in ideologizzati programmi, in goliardiche provocazioni e, in sostanza, in una
intolleranza per le esigenze umane. Binario morto per certa critica e per le
sue schematizzazioni, l'arte figurativa, con la rivalutazione internazionale di
tanti suoi esponenti europei ed extra-europei del Novecento, impone, ora,
un'opera di riconsiderazione e di revisione storiografica.
Sfuggendo alla
“accademia del moderno” e alla “tradizione del nuovo per il nuovo” che hanno
portato al paradosso di una “avanguardia di massa”, le arti figurative in
Romagna hanno inoltre confermato con forza una concezione dell'arte come un
indissolubile (anche se misterioso) nesso tra poesia, visionarietà e alto
sentire con precise tecniche e calcolati mezzi espressivi, secondo una
definizione, in fondo, non ancora esautorata. Corollario, non trascurabile, di
questo atteggiamento per troppo tempo definito come inattuale è stato il
mantenimento di un rapporto con la grande tradizione dell'arte, con le sue
ricerche estetiche e con il “fatto ad arte”.
Sono mille i
volti e le storie di quella preda sfuggente che è il reale e gli artisti
moderni e contemporanei presentati in mostra, al di là delle diverse
connotazioni stilistiche e dei vari periodi storici, sono stati accomunati
proprio in base a una dimostrata apertura a vedere quello che non si sospetta
di vedere, a scorgere il meraviglioso e il terribile nell'ordinario e nel
famigliare, a cogliere l'inaspettato nella quotidianità, a sapere sigillare,
con i mezzi e le tecniche più idonee, l'istante perfetto: un momento da
afferrare e preservare. All'inizio del secolo scorso Faenza, tra
le città romagnole, può vantare un certo primato di cui sono testimonianza le
presenze di Domenico Baccarini, Giuseppe
Ugonia, Domenico Rambelli, Ercole Drei, Giovanni Guerrini e Francesco Nonni:
tutti artisti destinati a carriere di livello almeno nazionale nei campi della
pittura, della scultura e della grafica. Sulla loro scia si formeranno Giovanni Romagnoli e Franco Gentilini ma è con Giannetto Malmerendi e Roberto Sella che l'indagine del vero
soprassiede a particolari cifre stilistiche per aprire un capitolo non ancora
totalmente apprezzato. Uno scultore
come Angelo Biancini dimostra,
proprio negli anni del regime fascista, una particolare sensibilità nei
confronti del reale che si costituisce (tra Faenza e Laveno) come una delle
punte della scultura di quegli anni. A Forlì si può
parlare di una locale scuola che, dopo Antonello
Moroni, vanta i nomi di Pietro
Angelini, Giovanni Marchini e Carlo Stanghellini prima di giungere alla
generosità creativa di Maceo Casadei e di suoi emuli come Gino Mandolesi e Gianna
Nardi Spada.
A Cesena la
figura di riferimento, fin quasi alla seconda guerra mondiale, rimane Gino Barbieri, mentre a Cotignola è
attivo in maniera poliforme il politecnico Luigi
Varoli, dalla cui scuola sono usciti tanti artisti destinati a godere di
maggiori attenzioni del comune maestro stesso (Umberto Folli, Ettore Panighi, Gaetano Giangrandi, Giulio Ruffini,
Francesco Verlicchi). A Imola, Tommaso
Della Volpe per molto tempo è stato ingiustamente relegato a rappresentare
la declinazione locale di trascorsi movimenti. Vari e complessi
sono stati i motivi per cui le avanguardie storiche e le tendenze più
effrattive, pur manifestandosi anche in Romagna, non hanno qui trovato
sedimentazione e rimane il fatto che la tensione figurativa rimane sempre ad
alto livello. E lo stesso si
può dire per le vicende artistiche romagnole del secondo dopoguerra dove
campeggiano, almeno, Alberto Sughi,
Giovanni Cappelli, Umberto Folli e Mattia
Moreni. Questa persistenza
ha conquistato, poi, maggiore rilevanza e notorietà a seguito dei fenomeni
nazionali e internazionali che, a partire dai primi anni ottanta, hanno
riconsegnato all'arte i tradizionali mezzi espressivi. Si apre così il
capitolo, non certo avaro, degli artisti romagnoli contemporanei dediti alla
figurazione. A Imola Bertozzi e Casoni; a Bagnacavallo Nicola Samorì; a Lugo Piero Dosi; a Castel Bolognese Alberto Mingotti; a Meldola Luca Freschi; a Ravenna Davide Reviati; a Gambettola Erich Turroni; a Cesena Federico Guerri; a Zattaglia Dioscoride Dal Monte, a Bagnacavallo Massimiliano Fabbri, a Traversara Lucia Baldini; a Faenza Nedo Merendi, Aldo Rontini, Pietro Lenzini,
Claudio Montini, Danilo Melandri, Cesare Reggiani, Innokentij Fateev; a
Forlì Miria Malandri, Alfonso e Nicola
Vaccari, Silvano D'Ambrosio, Marco Neri, Angelo Fabbri, Ivo Gensini, Stefano
Gattelli, Angela Maltoni, Enrico Lombardi, Matteo Lucca, Matteo Sbaragli,
Cristiano Tassinari, e tanti altri, sono gli attuali protagonisti di una vicenda
lunga un secolo e foriera di ulteriori sviluppi.
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