Carlo Mantovani è un prodotto della Bassa Romagna. E’ questo, forse, il modo più giusto per definire Carlo Mantovani, giornalista e scrittore nato nel ‘67 a Concordia sulla Secchia (MO). Un autore poliedrico e vulcanico mosso non soltanto dall’istinto artistico, ma anche e soprattutto da un grande amore per il territorio: come testimonia Il Museo della Nebbia, un’installazione multisensoriale ideata nel 2016 per sottolineare il lato buono della nebbia. E come conferma questa guida, nata dal duplice amore per il bello (gli alberi monumentali) e per il buono (il cibo tradizionale): passioni irresistibili, che lo hanno spinto ad intraprendere un indimenticabile viaggio alla scoperta dei tesori naturalistici ed enogastronomici della nostra regione. Un viaggio così bello e così’ buono, che si vorrebbe non finisse mai.
Esploro la città giorno per giorno alla ricerca di "nutrimento", che a Ravenna e in Romagna significa arte, cultura, eno-gastronomia, zone umide, mare, turismo, mosaico, tradizioni locali, vita associativa, e altro ancora...
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lunedì 23 aprile 2018
"La radici del gusto": itinerari dendro-gastronomici dell'Emilia Romagna, di Carlo Mantovani
Carlo Mantovani è un prodotto della Bassa Romagna. E’ questo, forse, il modo più giusto per definire Carlo Mantovani, giornalista e scrittore nato nel ‘67 a Concordia sulla Secchia (MO). Un autore poliedrico e vulcanico mosso non soltanto dall’istinto artistico, ma anche e soprattutto da un grande amore per il territorio: come testimonia Il Museo della Nebbia, un’installazione multisensoriale ideata nel 2016 per sottolineare il lato buono della nebbia. E come conferma questa guida, nata dal duplice amore per il bello (gli alberi monumentali) e per il buono (il cibo tradizionale): passioni irresistibili, che lo hanno spinto ad intraprendere un indimenticabile viaggio alla scoperta dei tesori naturalistici ed enogastronomici della nostra regione. Un viaggio così bello e così’ buono, che si vorrebbe non finisse mai.
Etichette:
Enogastronomia,
Itinerari,
Libri
Ubicazione:
Ravenna RA, Italia
venerdì 17 aprile 2015
Up and down the hills around Faenza (RA) using "Romagna Visit Card"
Siamo partiti in tre da Ravenna: Anna e Carlo mi hanno raggiunta a Ravenna provenienti da Padova e, prima che loro arrivassero per il fine settimana, io ho acquistato la Romagna Visit Card al prezzo di 12,00 euro a persona, e messo a punto l'itinerario da seguire. Si inizia da Palazzo Milzetti a Faenza, quindi Rocca e Torre dell'Orologio a Brisighella e, per finire, il Cardello e il Giardino delle Erbe Officinali a Casola Valsenio. Abbiamo poco tempo per il nostro tour tra le colline faentine ma siamo assolutamente motivati a non lasciarci scappare nulla. Partenza presto la mattina di sabato, dopo una percorrenza di 25 km circa arrivo a Faenza, dove parcheggiamo con facilità nei pressi del museo.
Palazzo Milzetti è straordinariamente ben conservato, soprattutto per quanto concerne l'apparato decorativo. Costituisce la più alta espressione dell'arte neoclassica in Romagna: donato allo Stato Italiano nel 1973, dal 2001 è sede del Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna. La costruzione ebbe inizio nel 1792 ad opera dell'architetto Giuseppe Pistocchi, poi nel 1795 Francesco Milzetti affidò la prosecuzione dei lavori all'architetto Giovanni Antonio Antolini, quindi entrarono in scena le figure dei decoratori Felice Giani, con il compito della regia e organizzazione dell'apparato figurativo, Gaetano Bertolani come coordinatore del gruppo di artigiani al servizio di Felice Giani, Antonio Trentanove in qualità di plastificatore insieme a Battista e Francesco Ballanti/Graziani.
Percorrere le sale di questo antico palazzo è una emozione costante: una sensazione di meraviglia accompagna il visitatore in ciascuno degli ambienti a cui ha accesso. Si comincia dal piano terra con le sale da pranzo, il vestibolo del bagno, la biblioteca, la saletta di Venere, la camera di compagnia e tanto altro ancora. Mi sono soffermata incantata nel vestibolo del bagno, dove tutte le decorazioni sono centrate sul tema dell'acqua, dipinte all'uso delle terme di Tito. Al centro del soffitto l'ovale più prezioso, stupendamente affrescato. Oltre l'angolo della stanza si trova il bagno vero e proprio, con una vasca inglobata in una nicchia piastrellata finemente. Si sale al piano nobile: qui ci accoglie una sala "mozzafiato": il tempio di Apollo, dove abitualmente vengono tenute conferenze e concerti, con otto colonne corinzie, una pianta ottagonale, la finestra a tre arcate, e motivi che rappresentano un allegoria del codice massonico.
La Sala delle Feste è raffinata e bellissima, con gli avori e gli ori che prevalgono su tutto. Gli stucchi eccelsi, i divani, le consolle, i lampadari in cristallo, a goccia, mai accesi: tutto conferisce all'insieme un aspetto decisamente aristocratico. Cosa aggiungere? Magnifico, semplicemente magnifico.
Si risale in auto, 15 km e già siamo a destinazione. Brisighella ci piace da subito, partiamo da Via degli Asini, in centro storico.
A passi lenti abbiamo percorso tutto il camminamento che dal retro di via degli asini, conduce alla sommità del monte, avendo da un lato la Rocca medioevale, e dall'altro la Torre dell'Orologio. Lo sguardo spazia che è una bellezza, la vegetazione è rigogliosa, le colline circostanti dolcemente ondulate.
La Rocca domina la valle del Lamone, è datata 1228 ed è caratterizzata da torri cilindriche. La più alta tra le torri è del 1503 e fu costruita dai veneziani, nel breve periodo del loro dominio sulla Romagna (1503-09).
Nel Torricino al piano terreno troviamo gli accessi alle prigioni e al pozzo a rasoio, si segue quindi una angusta scala a chiocciola sulla quale si affacciano piccolissime stanze prive di finestre utilizzate come dormitorio per i militari a presidio della fortezza.Al culmine della scala un’ampia e circolare stanza utilizzata come posto di guardia. Un camminamento corre all’esterno, abbracciando tutti i lati del fortilizio.
La rocca manfrediana è stata restaurata di recente, da lassù si gode uno splendido panorama che abbraccia gli altri due colli del borgo medioevale: quello dell'orologio e quello del Santuario del Monticino. Vigneti e coltivazioni si alternano agli affioramenti tipici delle rocce gessose. C'è la possibilità, tramite un sentiero, di raggiungere a piedi direttamente la Torre dell'Orologio. E così noi abbiamo fatto.
La Torre dell'Orologio fu in origine un fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano. Fino al 1500 costituì, insieme alla rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
La sommità di questo colle rappresenta un punto panoramico per ammirare il paese, i gessi ed i calanchi. L'antico borgo di Brisighella è infatti anche porta di ingresso del Parco della Vena del Gesso, uno splendido habitat tutto da esplorare.
Per la notte pernottamento presso la locanda La Cavallina, che ci sentiamo di consigliare. Domenica mattina 23 km in auto e siamo a Casola Valsenio, dove facciamo la nostra prima tappa presso il Museo del Cardello.
In origine foresteria dell'abbazia benedettina di Valsenio, il Cardello fu acquistato dalla famiglia Oriani nel 1886 e rimase di proprietà degli eredi fino al 1978, quando fu donato alla Fondazione Oriani, la quale si occupa anche della Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani di Ravenna. In questa signorile abitazione romagnola visse e scrisse le sue opere Alfredo Oriani (1852-1909). Oriani fu romanziere, ma anche saggista politico, giornalista e autore di racconti autobiografici, fra cui quelli sulle biciclette. Una curiosità: nel sottotetto di questa casa-museo troverete la bicicletta di Alfredo Oriani, colla quale egli "scorrazzava" come un matto, così ci racconta la nostra guida. Accanto alla bicicletta anche una raccolta di attrezzi agricoli della tenuta Cardello. L'aspetto attuale dell'edificio si deve ad una ristrutturazione fatta in epoca fascista. Anche il mausoleo esterno risale al 1923-24. Un parco verde circonda il Cardello, molto ben tenuto. L'aspetto dell'interno è austero, l'arredamento è severo, ci sono armadi, madie, librerie, suppellettili. Di particolare pregio la collezione di 630 volumi della biblioteca personale di Alfredo Oriani, che sono stati sottoposti a restauro conservativo tra il 1997 e il 2003. Il restauro delle brossure è stato complesso, ma ora i volumi sono consultabili. Al piano terra la cucina; troviamo invece al primo piano la loggia, lo studiolo dello scrittore e la camera da letto in stile monastico dove egli morì.
Consumiamo il nostro pranzo alla Locanda del Cardello, dove ci propongono piatti della tradizione con prodotti di stagione: ottima atmosfera e cucina squisita.
Palazzo Milzetti è straordinariamente ben conservato, soprattutto per quanto concerne l'apparato decorativo. Costituisce la più alta espressione dell'arte neoclassica in Romagna: donato allo Stato Italiano nel 1973, dal 2001 è sede del Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna. La costruzione ebbe inizio nel 1792 ad opera dell'architetto Giuseppe Pistocchi, poi nel 1795 Francesco Milzetti affidò la prosecuzione dei lavori all'architetto Giovanni Antonio Antolini, quindi entrarono in scena le figure dei decoratori Felice Giani, con il compito della regia e organizzazione dell'apparato figurativo, Gaetano Bertolani come coordinatore del gruppo di artigiani al servizio di Felice Giani, Antonio Trentanove in qualità di plastificatore insieme a Battista e Francesco Ballanti/Graziani.
Percorrere le sale di questo antico palazzo è una emozione costante: una sensazione di meraviglia accompagna il visitatore in ciascuno degli ambienti a cui ha accesso. Si comincia dal piano terra con le sale da pranzo, il vestibolo del bagno, la biblioteca, la saletta di Venere, la camera di compagnia e tanto altro ancora. Mi sono soffermata incantata nel vestibolo del bagno, dove tutte le decorazioni sono centrate sul tema dell'acqua, dipinte all'uso delle terme di Tito. Al centro del soffitto l'ovale più prezioso, stupendamente affrescato. Oltre l'angolo della stanza si trova il bagno vero e proprio, con una vasca inglobata in una nicchia piastrellata finemente. Si sale al piano nobile: qui ci accoglie una sala "mozzafiato": il tempio di Apollo, dove abitualmente vengono tenute conferenze e concerti, con otto colonne corinzie, una pianta ottagonale, la finestra a tre arcate, e motivi che rappresentano un allegoria del codice massonico.
La Sala delle Feste è raffinata e bellissima, con gli avori e gli ori che prevalgono su tutto. Gli stucchi eccelsi, i divani, le consolle, i lampadari in cristallo, a goccia, mai accesi: tutto conferisce all'insieme un aspetto decisamente aristocratico. Cosa aggiungere? Magnifico, semplicemente magnifico.
Si risale in auto, 15 km e già siamo a destinazione. Brisighella ci piace da subito, partiamo da Via degli Asini, in centro storico.
A passi lenti abbiamo percorso tutto il camminamento che dal retro di via degli asini, conduce alla sommità del monte, avendo da un lato la Rocca medioevale, e dall'altro la Torre dell'Orologio. Lo sguardo spazia che è una bellezza, la vegetazione è rigogliosa, le colline circostanti dolcemente ondulate.
La Rocca domina la valle del Lamone, è datata 1228 ed è caratterizzata da torri cilindriche. La più alta tra le torri è del 1503 e fu costruita dai veneziani, nel breve periodo del loro dominio sulla Romagna (1503-09).
Nel Torricino al piano terreno troviamo gli accessi alle prigioni e al pozzo a rasoio, si segue quindi una angusta scala a chiocciola sulla quale si affacciano piccolissime stanze prive di finestre utilizzate come dormitorio per i militari a presidio della fortezza.Al culmine della scala un’ampia e circolare stanza utilizzata come posto di guardia. Un camminamento corre all’esterno, abbracciando tutti i lati del fortilizio.
La rocca manfrediana è stata restaurata di recente, da lassù si gode uno splendido panorama che abbraccia gli altri due colli del borgo medioevale: quello dell'orologio e quello del Santuario del Monticino. Vigneti e coltivazioni si alternano agli affioramenti tipici delle rocce gessose. C'è la possibilità, tramite un sentiero, di raggiungere a piedi direttamente la Torre dell'Orologio. E così noi abbiamo fatto.
La Torre dell'Orologio fu in origine un fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano. Fino al 1500 costituì, insieme alla rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
La sommità di questo colle rappresenta un punto panoramico per ammirare il paese, i gessi ed i calanchi. L'antico borgo di Brisighella è infatti anche porta di ingresso del Parco della Vena del Gesso, uno splendido habitat tutto da esplorare.
Per la notte pernottamento presso la locanda La Cavallina, che ci sentiamo di consigliare. Domenica mattina 23 km in auto e siamo a Casola Valsenio, dove facciamo la nostra prima tappa presso il Museo del Cardello.
In origine foresteria dell'abbazia benedettina di Valsenio, il Cardello fu acquistato dalla famiglia Oriani nel 1886 e rimase di proprietà degli eredi fino al 1978, quando fu donato alla Fondazione Oriani, la quale si occupa anche della Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani di Ravenna. In questa signorile abitazione romagnola visse e scrisse le sue opere Alfredo Oriani (1852-1909). Oriani fu romanziere, ma anche saggista politico, giornalista e autore di racconti autobiografici, fra cui quelli sulle biciclette. Una curiosità: nel sottotetto di questa casa-museo troverete la bicicletta di Alfredo Oriani, colla quale egli "scorrazzava" come un matto, così ci racconta la nostra guida. Accanto alla bicicletta anche una raccolta di attrezzi agricoli della tenuta Cardello. L'aspetto attuale dell'edificio si deve ad una ristrutturazione fatta in epoca fascista. Anche il mausoleo esterno risale al 1923-24. Un parco verde circonda il Cardello, molto ben tenuto. L'aspetto dell'interno è austero, l'arredamento è severo, ci sono armadi, madie, librerie, suppellettili. Di particolare pregio la collezione di 630 volumi della biblioteca personale di Alfredo Oriani, che sono stati sottoposti a restauro conservativo tra il 1997 e il 2003. Il restauro delle brossure è stato complesso, ma ora i volumi sono consultabili. Al piano terra la cucina; troviamo invece al primo piano la loggia, lo studiolo dello scrittore e la camera da letto in stile monastico dove egli morì.
Consumiamo il nostro pranzo alla Locanda del Cardello, dove ci propongono piatti della tradizione con prodotti di stagione: ottima atmosfera e cucina squisita.
Nel primo pomeriggio la nostra ultima tappa per questo fine settimana: il Giardino delle Erbe Officinali a Casola Valsenio. La struttura è di proprietà della regione Emilia Romagna, istituita nel lontano 1975, è intitolata al suo fondatore Rinaldo Ceroni, studioso di fama internazionale. Dal 2000 la gestione è affidata al Comune di Casola Valsenio, che la amministra tramite affidamento alla cooperativa Montana Valle del Senio. Siamo qui infatti in prossimità del Parco della Vena del Gesso, e nel nostro giro di esplorazione abbiamo potuto osservare formazioni di gesso. Sentieri da percorrere lentamente, osservando e toccando, annusando e fotografando.
Mille scoperte da fare per noi anime curiose, e mille storie da raccontare per il nostro accompagnatore, guida naturalistica esperta, che ci introduce alla conoscenza delle erbe officinali. Chi resiste a non comprarle? Ce ne ripartiamo verso sera, ciascuno con la propria cassetta di erbe da trapiantare in giardino: un successone! Quante soddisfazioni con "Romagna Visit Card", uno splendido prodotto promozionale che mette in rete la Romagna al prezzo di 12,00 euro a persona per un anno.
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Itinerari,
Romagna Visit Card
Ubicazione:
48018 Faenza RA, Italia
giovedì 16 aprile 2015
Visita alla Rocca di Brisighella e alla Torre dell'Orologio, Brisighella (RA)
Sono arrivata a Brisighella (RA) in un caldo pomeriggio d'estate, motivata a vedere la Rocca e Via degli Asini, di cui avevo sentito tanto parlare. Ho scoperto girovagando per le antiche strade del borgo, di avere molto e molto di più da ammirare.
A passi lenti ho percorso tutto il camminamento che dal retro di via degli asini, conduce alla sommità del monte, avendo da un lato la Rocca medioevale, e dall'altro la Torre dell'Orologio. Lo sguardo spazia che è una bellezza, la vegetazione è rigogliosa, le colline circostanti dolcemente ondulate.
Piccoli ristorantini punteggiano la salita. Quando ha luogo la festa degli innamorati, alla fine del mese di giugno, il borgo si anima di una discreta folla, le viuzze si colorano di mostre, gli eventi si susseguono in ogni dove. Di notte si accendono le luci delle candele e la folla aumenta, il borgo fa festa.
Ho cenato alla Taverna delle Rose, addobbata per l'occasione di drappi e petali di rose.Il menù era semplice ma gustoso, il prezzo fisso e il servizio celere nonostante il grande afflusso di persone, nel complesso quindi una buona organizzazione.
Nel Torricino al
piano terreno troviamo gli accessi alle prigioni e al pozzo a rasoio, si segue
quindi una angusta scala a chiocciola sulla quale si affacciano piccolissime
stanze prive di finestre utilizzate come dormitorio per i militari a presidio
della fortezza.
Al culmine della scala un’ampia e circolare stanza utilizzata come posto di guardia. Un camminamento corre all’esterno, abbracciando tutti i lati del fortilizio.
La Torre dell'Orologio fu in origine un fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano.
Fino al 1500 costituì, insieme alla rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
La sommità di questo colle rappresenta un punto panoramico per ammirare il paese, i gessi ed i calanchi. L'antico borgo di Brisighella è infatti anche porta di ingresso del Parco della Vena del Gesso, uno splendido habitat tutto da esplorare. Se siete in possesso della Romagna Visit Card potete usufruire della gratuità per l'ingresso alla Rocca..
A passi lenti ho percorso tutto il camminamento che dal retro di via degli asini, conduce alla sommità del monte, avendo da un lato la Rocca medioevale, e dall'altro la Torre dell'Orologio. Lo sguardo spazia che è una bellezza, la vegetazione è rigogliosa, le colline circostanti dolcemente ondulate.
Il giorno successivo, dopo una
notte di sano divertimento, mi sono diretta verso la Rocca in auto. La Rocca
domina la valle del Lamone, è datata 1228 ed
è caratterizzata da torri cilindriche. La più alta tra le torri è del 1503 e
fu costruita dai veneziani, nel breve periodo del loro dominio sulla Romagna
(1503-09).
Al culmine della scala un’ampia e circolare stanza utilizzata come posto di guardia. Un camminamento corre all’esterno, abbracciando tutti i lati del fortilizio.
La rocca manfrediana è stata restaurata di recente, da lassù
si gode uno splendido panorama che abbraccia gli altri due colli del borgo
medioevale: quello dell'orologio e quello del Santuario.del Monticino.
Vigneti e coltivazioni si alternano agli
affioramenti tipici delle rocce gessose. C'è la possibilità, tramite un
sentiero, di raggiungere a piedi direttamente la Torre dell'Orologio. E così
noi abbiamo fatto. La Torre dell'Orologio fu in origine un fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano.
Fino al 1500 costituì, insieme alla rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
La sommità di questo colle rappresenta un punto panoramico per ammirare il paese, i gessi ed i calanchi. L'antico borgo di Brisighella è infatti anche porta di ingresso del Parco della Vena del Gesso, uno splendido habitat tutto da esplorare. Se siete in possesso della Romagna Visit Card potete usufruire della gratuità per l'ingresso alla Rocca..
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Monum. Unesco
Ubicazione:
48013 Brisighella RA, Italia
venerdì 15 novembre 2013
"Viaggiare con Romagna Visit Card": in coppia tra arte e sapori di Romagna
La richiesta di oggi mi arriva da una coppia di amici d’oltralpe,
Carlo e Frédèrique, che vivono a Lione, Francia. Mi chiedono di costruire per loro un
itinerario sulla base delle eccellenze artistiche ed enogastronomiche del
territorio. Non mi sottraggo, anche se questa volta il compito è realmente
difficile: gli amici sono molto esigenti, viaggiatori esperti, abituati a non
farsi mancare nulla, sono anche attenti ai prezzi. Hanno a disposizione solo 3 giorni di permanenza,
più l tempo necessario per il viaggio in auto. Prima proposta essenziale:
acquisto della “Romagna Visit Card” al prezzo di 10,00 euro a persona, valida
fino al 8 gennaio 2014, consente l’ingresso a 130 siti di interesse e a
notevoli sconti ed agevolazioni. Per info www.visitcard.it
.
L’itinerario prende avvio da Ravenna, dove propongo loro un
tuffo nell’antica arte del mosaico, visitando TAMO, via Rondinelli 2, Ravenna
(RA) . Per sentire parlare di tecniche e strumenti, di materiali e calchi, di
luce, di tessere. Esposte le bellissime tessere dell’ottocentesca fornace
Angelo Orsoni di Venezia, con una gamma di più di 2800 colori diversi di paste
vitree e di tessere a foglia d’oro, uno splendore! Sono certa che ne saranno estasiati.
Per il pranzo ho pensato a una sosta presso Ca’ De Ven, osteria
ubicata in pieno centro storico, che rientra tra gli esercizi commerciali che
aderiscono al circuito “Romagna Visit Card” offrendo uno sconto del 10% sullo
scontrino finale. Uno spaccato della tradizione ravennate, piace molto ai
turisti ma anche ai residenti. Per info http://www.romagnavisitcard.it/it/circuito-sconto.
Si prosegue per Faenza, distante circa 20 km da Ravenna, per
visitare il Museo Carlo Zauli, dove in via della Croce 6 troviamo uno spazio
espositivo dedicato alla figura di Carlo Zauli, ceramista e scultore famoso in
tutto il mondo, che ebbe proprio qui il suo laboratorio dal 1949 in avanti. Si tratta di un museo aperto
al territorio e alle contaminazioni dell’arte contemporanea, un magnifico
contenitore culturale ricco di eventi di ogni tipo.
Per la cena ci si sposta a Tredozio (FC), a soli 30 km circa
da Faenza (RA), dove troviamo nella via principale
di questo antico borgo un locale tipico che rientra tra i locali convenzionati “Romagna
Visit Card”, nel quale usufruire di un 10% di sconto sulla consumazione. Vedi http://www.romagnavisitcard.it/it/circuito-sconto/item/locanda-guelfo
Ma prima di scendere in paese ci sistemiamo presso Torre
Fantini a Tredozio (FC), dove ci aspetta un’antica torre vignaiuola restaurata
adibita a B&B, che affaccia su verdi colline coltivate a vigneto, un’oasi di pace e relax. Anche qui possiamo
usufruire dello sconto del 10% previsto dal circuito “Romagna Visit Card”. Vedi
http://www.romagnavisitcard.it/it/circuito-sconto/item/torre-fantini
Il mattino seguente breakfast in una piccola graziosa dépéndance
adibita a servizio colazione. Il soggiorno è reso ancora più squisito dalla
presenza di una piscina panoramica, dalla quale protendere lo sguardo su tutta
la vallata, e nella quale tuffarsi prima di ripartire per la tappa successiva.
Nella mattinata rimaniamo a Tredozio (FC) , borgo di soli
1300 abitanti circa, dove visitiamo Palazzo Fantini e il suo giardino,
tipicamente italiano. Edificato a partire dal 1753 Palazzo Fantini ci racconta la storia del paese. La antica
famiglia Fantini deve la propria ricchezza ed influenza alle risorse della
Valle del Tramazzo, ovvero l’agricoltura e l‘allevamento dei bachi da seta. Nel
corso del Settecento avviò un’opera di ristrutturazione dell’antico palazzo,
che assunse da allora l’aspetto odierno, con la presenza di due corti interne,
la prima “gentile” e la seconda con spiccate caratteristiche di corte agricola
per lo stoccaggio delle derrate alimentari. Ma la parte migliore del Palazzo consta
a mio parere nel giardino, creato nell'Ottocento, alle pendici del Monte Busca.
Si tratta di un giardino non accessibile dall'esterno, non realizzato per
ostentare ricchezza, pensato piuttosto per rispondere ad un bisogno di intimo
raccoglimento nel verde. Presenta caratteristiche di originalità nel panorama
dei giardini italiani dell'epoca: sobrio, volutamente rispettato e conservato
da Gianfranco Fontaine, discendente dei Fantini. Un magnifico viaggio in
uno spazio verde di eccellenza.
Ora abbiamo circa 85 km da percorrere in auto da Tredozio
(FC) per raggiungere Longiano (FC) ma il pranzo che ci attende presso Da
Fichera by Shakti ci compenserà ampiamente dello sforzo compiuto. Questo locale
è oggetto di una mia recensione.
Eccellenza a livello della regione Emilia Romagna per l’ampiezza
e la qualità della collezione di arte contemporanea, nel pomeriggio ci
dedichiamo alla visita della Fondazione Tito Balestra. Uno splendido
contenitore il Castello Malatestiano di Longiano (FC) per un contenuto ancora
più prestigioso: una collezione degna di un grande museo internazionale. Sono esposte oltre 3 mila opere di arte
figurativa di artisti del Novecento italiano (Rosai e Maccari, ma anche Sironi,
Morandi e altri ancora) e una preziosa collezione di opere grafiche di autori
stranieri (Goya, Chagall, Matisse). Inoltre sono presenti opere frutto di
donazioni, una vera meraviglia. Ma anche la vista dal castello malatestiano, di
epoca medioevale, non è da meno: lo sguardo si perde tra le pianure e le
colline verdi, fino al mare. Sulla piazzetta affaccia anche la “fontana dei
veneziani”, un bel pozzo del XVI sec., inoltre una cappella sconsacrata e il “maschio”
del castello, edificato nel Medioevo e modificato nel Rinascimento.
Purtroppo anche da
Longiano (FC) ci dobbiamo accomiatare per raggiungere Santarcangelo di Romagna
(RN), a soli 15 km circa di distanza. Qui alloggeremo in pieno centro storico,
presso I Lazaroun, Residenza i Platani, per la quale vi rimando al sito www.lazaroun.it .
Da qui la sera possiamo uscire tranquillamente a qualsiasi
ora ed esplorare con agio la piccola cittadina di Santarcangelo (RN), totalmente pedonale nel centro storico, con esercizi commerciali aperti fino a tarda ora, che consentono anche l’acquisto
di prodotti artigianali del territorio.
Ci aspetta per la cena “La Sangiovesa”, collocata nell’antico
Palazzo Nadiani, trasformato in osteria dalla famiglia Maggioli dal 1990. Vi rimando qui per una recensione del locale fatta
da me. Arriva così purtroppo anche l’ultimo giorno della nostra permanenza
in Romagna, si comincia di prima mattina
con una visita al MUSAS di Santarcangelo, per il quale vi rimando a http://www.romagnavisitcard.it/it/circuito-gratis/item/musas-museo-storico-archeologico
Nella pausa pranzo visitiamo le grotte tufacee di Santarcangelo,
un insospettabile patrimonio di 150 grotte di cui il paese gode, alcune
monumentali, altre private, perlopiù costruite tra il 1400 e il 1800, anche se
non mancano quelle risalenti a più di 2000 anni fa. Si tratta di grotte in
arenaria e/o argilla, che temono le infiltrazioni d’acqua, ma non i terremoti.
La visita e la degustazione ci viene offerta a un prezzo scontato grazie al
circuito “Romagna Visit Card”, vedi http://www.romagnavisitcard.it/it/circuito-sconto/item/visita-alle-grotte-sotterranee-di-santarcangelo-con-degustazione
Siamo arrivati alla conclusione, ultima tappa del nostro
itinerario il MET di Santarcangelo (RN) Il museo
racconta la storia di un popolo, nasce grazie al volontariato locale, presenta gli usi e i costumi, la cultura e le
tradizioni della gente di Romagna. Il percorso museale è diviso in sei
sezioni. "E ti dirò chi sei" è la sezione I, dedicata alla
famiglia e alla comunità. Nel territorio di Santarcangelo le produzioni agricole erano soprattutto vitinicole e cerealicole, e anche in casa la vita ruotava
attorno a queste due attività. Il mulino era il luogo maschile per eccellenza, mentre
alla donne veniva spesso detto di "non andare al mulino perché ti
infarini". Punto di forza della collezione museale è, nella sezione
“a ferro e fuoco” una bellissima collezione di caveje di tutte le forme e
dimensioni. Anticamente avevano la funzione di perno per bloccare il giogo,
portato da due buoi, con il timone usato per bloccare l'avanzamento di
aratri, erpici e carri. Inoltre le caveje avevano anche diverse valenze simboliche:
quante curiosità e quante scoperte!
Questo itinerario è stato
da me personalmente testato, i miei amici d’oltralpe Carlo e Frédèrique l’hanno
sperimentato ad agosto 2013, ora tocca a voi partire, naturalmente senza
dimenticare “Romagna Visit Card”, buon viaggio!
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Romagna Visit Card
Ubicazione:
Ravenna RA, Italia
giovedì 14 novembre 2013
Passeggiata a Lugo di Romagna (RA)
Oggi mi trovavo a Lugo di Romagna, cittadina a 25 km circa da Ravenna, sono stata in centro storico per una passeggiata e ne ho approfittato per scattare qualche foto. Ho lasciato la mia auto in concessionaria per un tagliando e mi sono diretta a piedi verso il centro, zona adibita a mercato il mercoledì, nei pressi della Rocca Estense e del Pavaglione.
Il Pavaglione è un quadriportico chiuso, animato da una infinità di botteghe, dove due volte alla settimana (mercoledì e sabato) si svolge un mercato ambulante, inoltre ospita di tanto in tanto mostre-mercato, eventi culturali, rassegne enogastronomiche. Fu completato nel 1783 ed adibito inizialmente al commercio dei bachi da seta, in seguito divenne sede di spettacoli musicali. E' molto suggestivo, per la sua architettura, per le tinte forti dei porticati e dei tendoni, per l'ampio spazio centrale, per la differenza tra il deserto nei giorni di chiusura negozi e la folla nei giorni di mercato.
Di fronte a questo antico mercato, in piazza dei Martiri 1, sorge la Rocca Estense di Lugo, attualmente in fase di restauro conservativo.
Assunse l'aspetto che conserva tuttora nel '500, oggi ho potuto visionare solo l'ingresso e la Sala Francesco Baracca, che anticamente ospitava il museo dedicato al famoso aviatore, eroe di guerra, oggi trasferito in via Baracca 65, Lugo(RA). La sala, di forma quadrata, occupa la parte inferiore del torrione sud. Nell'elegante volta a botte è svolto un tema ispirato al castello Sforzesco di Milano, con fregi leonardeschi e le iniziali di Francesco Baracca. Subito fuori questa sala reperti archeologici.
Volendo è possibile effettuare visita guidata telefonando al 054522567.
Tra la Rocca e il Pavaglione domina la piazza il monumento a Francesco Baracca, lughese di nascita, eroe della grande guerra, e accanto ad esso lo stemma del "cavallino rampante" che fu in seguito adottato da Enzo Ferrari come stemma della casa automobilistica di Maranello. Il monumento è opera di Domenico Rambelli e venne inaugurato nel 1936.
Sul lato ovest di piazza Baracca sorge il Teatro Rossini, oggi semi nascosto dalle bancarelle: sono entrata e ho chiesto di poter fotografare l'interno, c'erano delle maestranze al lavoro, ma mi è stato concesso, vi propongo una foto di questo piccolo gioiello. Fu costruito tra il 1757 e il 1761 dall'architetto Francesco Petrocchi con l'intervento di Antonio Galli Bibiena per le rifiniture, la disposizione dei palchi, le pitture e le scenografie.
Cosa aggiungere? Occorrerà tornare in questo angolo di mondo: ho già preso nota di cosa vedere prossimamente. Vi proporrò il Parco dei loto con il sentiero dei Mulini, il museo Francesco Baracca, Casa Rossini, la Chiesa del Carmine, la Chiesa della Collegiata. Al Santuario della Beata Vergine del Molino dedicherò un post a parte: ho scattato delle bellissime foto in passeggiata, la mia piccola scoperta quotidiana anche oggi è stata fatta, e sono felice di condividerla con chi, come voi, mi segue con assiduità.
Assunse l'aspetto che conserva tuttora nel '500, oggi ho potuto visionare solo l'ingresso e la Sala Francesco Baracca, che anticamente ospitava il museo dedicato al famoso aviatore, eroe di guerra, oggi trasferito in via Baracca 65, Lugo(RA). La sala, di forma quadrata, occupa la parte inferiore del torrione sud. Nell'elegante volta a botte è svolto un tema ispirato al castello Sforzesco di Milano, con fregi leonardeschi e le iniziali di Francesco Baracca. Subito fuori questa sala reperti archeologici.
Tra la Rocca e il Pavaglione domina la piazza il monumento a Francesco Baracca, lughese di nascita, eroe della grande guerra, e accanto ad esso lo stemma del "cavallino rampante" che fu in seguito adottato da Enzo Ferrari come stemma della casa automobilistica di Maranello. Il monumento è opera di Domenico Rambelli e venne inaugurato nel 1936.
Sul lato ovest di piazza Baracca sorge il Teatro Rossini, oggi semi nascosto dalle bancarelle: sono entrata e ho chiesto di poter fotografare l'interno, c'erano delle maestranze al lavoro, ma mi è stato concesso, vi propongo una foto di questo piccolo gioiello. Fu costruito tra il 1757 e il 1761 dall'architetto Francesco Petrocchi con l'intervento di Antonio Galli Bibiena per le rifiniture, la disposizione dei palchi, le pitture e le scenografie.
Cosa aggiungere? Occorrerà tornare in questo angolo di mondo: ho già preso nota di cosa vedere prossimamente. Vi proporrò il Parco dei loto con il sentiero dei Mulini, il museo Francesco Baracca, Casa Rossini, la Chiesa del Carmine, la Chiesa della Collegiata. Al Santuario della Beata Vergine del Molino dedicherò un post a parte: ho scattato delle bellissime foto in passeggiata, la mia piccola scoperta quotidiana anche oggi è stata fatta, e sono felice di condividerla con chi, come voi, mi segue con assiduità.
Etichette:
Heritage,
Itinerari,
Passeggiate
Ubicazione:
Lugo RA, Italia
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