Palazzo Milzetti è straordinariamente ben conservato, soprattutto per quanto concerne l'apparato decorativo. Costituisce la più alta espressione dell'arte neoclassica in Romagna: donato allo Stato Italiano nel 1973, dal 2001 è sede del Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna. La costruzione ebbe inizio nel 1792 ad opera dell'architetto Giuseppe Pistocchi, poi nel 1795 Francesco Milzetti affidò la prosecuzione dei lavori all'architetto Giovanni Antonio Antolini, quindi entrarono in scena le figure dei decoratori Felice Giani, con il compito della regia e organizzazione dell'apparato figurativo, Gaetano Bertolani come coordinatore del gruppo di artigiani al servizio di Felice Giani, Antonio Trentanove in qualità di plastificatore insieme a Battista e Francesco Ballanti/Graziani.
Percorrere le sale di questo antico palazzo è una emozione costante: una sensazione di meraviglia accompagna il visitatore in ciascuno degli ambienti a cui ha accesso. Si comincia dal piano terra con le sale da pranzo, il vestibolo del bagno, la biblioteca, la saletta di Venere, la camera di compagnia e tanto altro ancora. Mi sono soffermata incantata nel vestibolo del bagno, dove tutte le decorazioni sono centrate sul tema dell'acqua, dipinte all'uso delle terme di Tito. Al centro del soffitto l'ovale più prezioso, stupendamente affrescato. Oltre l'angolo della stanza si trova il bagno vero e proprio, con una vasca inglobata in una nicchia piastrellata finemente. Si sale al piano nobile: qui ci accoglie una sala "mozzafiato": il tempio di Apollo, dove abitualmente vengono tenute conferenze e concerti, con otto colonne corinzie, una pianta ottagonale, la finestra a tre arcate, e motivi che rappresentano un allegoria del codice massonico.
La Sala delle Feste è raffinata e bellissima, con gli avori e gli ori che prevalgono su tutto. Gli stucchi eccelsi, i divani, le consolle, i lampadari in cristallo, a goccia, mai accesi: tutto conferisce all'insieme un aspetto decisamente aristocratico. Cosa aggiungere? Magnifico, semplicemente magnifico.
Si risale in auto, 15 km e già siamo a destinazione. Brisighella ci piace da subito, partiamo da Via degli Asini, in centro storico.
A passi lenti abbiamo percorso tutto il camminamento che dal retro di via degli asini, conduce alla sommità del monte, avendo da un lato la Rocca medioevale, e dall'altro la Torre dell'Orologio. Lo sguardo spazia che è una bellezza, la vegetazione è rigogliosa, le colline circostanti dolcemente ondulate.
La Rocca domina la valle del Lamone, è datata 1228 ed è caratterizzata da torri cilindriche. La più alta tra le torri è del 1503 e fu costruita dai veneziani, nel breve periodo del loro dominio sulla Romagna (1503-09).
Nel Torricino al piano terreno troviamo gli accessi alle prigioni e al pozzo a rasoio, si segue quindi una angusta scala a chiocciola sulla quale si affacciano piccolissime stanze prive di finestre utilizzate come dormitorio per i militari a presidio della fortezza.Al culmine della scala un’ampia e circolare stanza utilizzata come posto di guardia. Un camminamento corre all’esterno, abbracciando tutti i lati del fortilizio.
La rocca manfrediana è stata restaurata di recente, da lassù si gode uno splendido panorama che abbraccia gli altri due colli del borgo medioevale: quello dell'orologio e quello del Santuario del Monticino. Vigneti e coltivazioni si alternano agli affioramenti tipici delle rocce gessose. C'è la possibilità, tramite un sentiero, di raggiungere a piedi direttamente la Torre dell'Orologio. E così noi abbiamo fatto.
La Torre dell'Orologio fu in origine un fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano. Fino al 1500 costituì, insieme alla rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio.
La sommità di questo colle rappresenta un punto panoramico per ammirare il paese, i gessi ed i calanchi. L'antico borgo di Brisighella è infatti anche porta di ingresso del Parco della Vena del Gesso, uno splendido habitat tutto da esplorare.
Per la notte pernottamento presso la locanda La Cavallina, che ci sentiamo di consigliare. Domenica mattina 23 km in auto e siamo a Casola Valsenio, dove facciamo la nostra prima tappa presso il Museo del Cardello.
In origine foresteria dell'abbazia benedettina di Valsenio, il Cardello fu acquistato dalla famiglia Oriani nel 1886 e rimase di proprietà degli eredi fino al 1978, quando fu donato alla Fondazione Oriani, la quale si occupa anche della Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani di Ravenna. In questa signorile abitazione romagnola visse e scrisse le sue opere Alfredo Oriani (1852-1909). Oriani fu romanziere, ma anche saggista politico, giornalista e autore di racconti autobiografici, fra cui quelli sulle biciclette. Una curiosità: nel sottotetto di questa casa-museo troverete la bicicletta di Alfredo Oriani, colla quale egli "scorrazzava" come un matto, così ci racconta la nostra guida. Accanto alla bicicletta anche una raccolta di attrezzi agricoli della tenuta Cardello. L'aspetto attuale dell'edificio si deve ad una ristrutturazione fatta in epoca fascista. Anche il mausoleo esterno risale al 1923-24. Un parco verde circonda il Cardello, molto ben tenuto. L'aspetto dell'interno è austero, l'arredamento è severo, ci sono armadi, madie, librerie, suppellettili. Di particolare pregio la collezione di 630 volumi della biblioteca personale di Alfredo Oriani, che sono stati sottoposti a restauro conservativo tra il 1997 e il 2003. Il restauro delle brossure è stato complesso, ma ora i volumi sono consultabili. Al piano terra la cucina; troviamo invece al primo piano la loggia, lo studiolo dello scrittore e la camera da letto in stile monastico dove egli morì.
Consumiamo il nostro pranzo alla Locanda del Cardello, dove ci propongono piatti della tradizione con prodotti di stagione: ottima atmosfera e cucina squisita.
Nel primo pomeriggio la nostra ultima tappa per questo fine settimana: il Giardino delle Erbe Officinali a Casola Valsenio. La struttura è di proprietà della regione Emilia Romagna, istituita nel lontano 1975, è intitolata al suo fondatore Rinaldo Ceroni, studioso di fama internazionale. Dal 2000 la gestione è affidata al Comune di Casola Valsenio, che la amministra tramite affidamento alla cooperativa Montana Valle del Senio. Siamo qui infatti in prossimità del Parco della Vena del Gesso, e nel nostro giro di esplorazione abbiamo potuto osservare formazioni di gesso. Sentieri da percorrere lentamente, osservando e toccando, annusando e fotografando.
Mille scoperte da fare per noi anime curiose, e mille storie da raccontare per il nostro accompagnatore, guida naturalistica esperta, che ci introduce alla conoscenza delle erbe officinali. Chi resiste a non comprarle? Ce ne ripartiamo verso sera, ciascuno con la propria cassetta di erbe da trapiantare in giardino: un successone! Quante soddisfazioni con "Romagna Visit Card", uno splendido prodotto promozionale che mette in rete la Romagna al prezzo di 12,00 euro a persona per un anno.
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