sabato 28 ottobre 2017

"Sagra del Bartolaccio": 5 e 12 novembre a Tredozio (FC)

Segnalo la "Sagra del Bartolaccio" domenica 5 e 12 novembre a Tredozio (FC), in Romagna. Il primo appuntamento della Sagra è per domenica 5 novembre presso Piazza Vespignani a partire dalla mattina alle ore 10,00, risvegliata dai profumi che il bartolaccio emana, già cotto e pronto per essere mangiato. Accompagnano poi altre pietanze della gastronomia contadina: “la paciàrela” polenta di minore consistenza condita con porri e fagioli e la classica polenta gialla al paiolo condita al ragù di carne. 

Infine in un territorio di confine con l’Alto Mugello non potevano mancare le castagne, raccolte nei nostri boschi e dalle quali gli chef della Pro Loco ricavano i tradizionali dolci e torte al forno con i fragranti tortellini, mentre il gruppo degli Alpini prepara le più classiche caldarroste abbinate ad un sangiovese e al vin brulè. L’evento gastronomico si ripete domenica 12 novembre con le stesse modalità della domenica inaugurale e con le stesse specialità caratteristiche, protraendosi poi fino a sera accompagnato da spettacoli itineranti con l’area del mercato e dei banchi d’ingegno. Dolce e salato, un mix culinario godibile per tutti e gustato nello stand coperto, allestito per l’occasione nelle domeniche del 5 e 12 novembre nella piazza Vespignani, a Tredozio (FC).

venerdì 27 ottobre 2017

"Opere dal Mondo": ai Chiostri Francescani, Ravenna (RA) fino al 26 novembre 2017

Ci siete stati? Ospitata nella splendida cornice dell'antico complesso dei Chiostri Francescani, in via Dante Alighieri 4, Ravenna (RA) fino al 26 novembre 2017 troviamo la mostra "Opere dal Mondo", inserita nel calendario eventi di Ravenna Mosaico, una manifestazione interamente  dedicata al mosaico contemporaneo, che ha luogo in città ogni due anni. 

Il Complesso Monumentale degli Antichi Chiostri Francescani è stato riaperto al pubblico nel settembre 2010, dopo un restauro durato tre anni, a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, che ne è proprietaria dal 2001. Questo luogo ci  ricorda la permanenza di Dante Alighieri nella nostra bella città. Dante giunse a Ravenna forse all'inizio del 1318, invitato da Guido Novello, della signoria dei Da Polenta, uomo dotto e poeta, che promuoveva la poesia, le arti e la cultura in genere. Dante, esule a Verona, accetta l'invito di ospitalità rivoltogli da Guido Novello per continuare e porre fine al "Paradiso" della Divina Commedia. E' così che la città che lo ospita entra a far parte della Commedia, in particolare il Paradiso celebra due insigni ravennati Romualdo e Pier Damiani, e contiene riferimenti al verde delle pinete di Classe e ai giochi di luce degli stupendi mosaici bizantini di Sant'Apollinare in Classe. Colpito da febbri malariche, Dante si spense nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.

In questa magnifica cornice hanno trovato collocazione le opere a mosaico di 42 soci AIMC, opportunamente selezionati, provenienti da tutte le parti del mondo, per  testimoniare la grande vitalità del mosaico. tecnica antica ma linguaggio sempre più svincolato dalle regole della tradizione, scelto da artisti di tutto il mondo per esprimere tensioni, indirizzi e suggestioni dell'arte contemporanea. 

La mostra "Opere dal Mondo", all'inaugurazione del 7 ottobre 2017, ha portato a Ravenna 95 soci/mosaicisti venuti da tutte le parti del mondo (Australia, Argentina, Brasile, Grecia, Turchia, Germania, Norvegia, Russia, Spagna, Francia, Canada, Israele, Croazia, Giappone, USA ecc...) ed è stata veramente una gran bella festa. Interessante ora passeggiare sotto i portici e commentare le opere esposte, tra nomi noti e meno noti a livello internazionale. La mostra resterà fruibile fino al 26 novembre 2017, ad ingresso gratuito, osservando gli orari seguenti: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 / 15.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso. 

martedì 24 ottobre 2017

Visita a "Geografie a ritroso" di Felice Nittolo a Ravenna fino al 7 gennaio 2018

Ho fatto visita a "Geografie a ritroso" di Felice Nittolo, allestita al I piano del Museo Nazionale, via San Vitale 17, Ravenna (RA), in occasione del vernissage, occorso in data 1 ottobre 2017. Fa parte del calendario eventi di Ravenna Mosaico, splendida manifestazione interamente dedicata al mosaico contemporaneo, che ha luogo a Ravenna ogni due anni. 
 

La mostra è molto interessante, composta perlopiù di opere inedite dell'artista Felice Nittolo, ravennate di adozione. Rappresenta un viaggio a ritroso nella poetica dell'artista, partendo da un luogo che egli ama molto, la  Sala della Sinopia del Museo Nazionale. 

L'allestimento è curato da Emanuela Fiori e Giovanni Gardini. Le opere sono collocate nelle Sale delle Icone, proseguendo fino all'Oploteca del Museo Naizonale. Un bellissimo viaggio, dove a essere protagonista è la sottrazione di tessere. Un'indagine continua quella condotta dall'artista, che parte dalla traccia pittorica, dalla tela, dalla sinopia, dal doppio. Come ama sottolineare Felice Nittolo, la sua interpretazione del mosaico contemporaneo stravolge i canoni classici, sconvolgendo la geometricità delle tessere a mosaico, alleggerendo il numero delle tessere, fino ad arrivare ad una sorta di tela pittorica a mosaico. 


Le opere presenti sono circa 80, distribuite in modo da entrare in relazione con i reperti museali. Le prime opere sono le più recente, poi vengono quelle più lontane nel tempo. Non mancano le sfere, bellissime, che già due anni fa ebbi modo di ammirare in San Giovanni Evangelista a Ravenna (RA). 

La mostra resterà fruibile fino al 7 gennaio 2018. L'ingresso è a pagamento (occorre il biglietto di ingresso al Museo Nazionale, che costa 6 euro intero e 3 euro ridotto). Gli orari sono i seguenti: martedì e da giovedì a domenica 8.30-19.30| mercoledì 8.30-13.30 | chiuso lunedì. 

Visita a "Mon coeur mis à nud, et pas seulement" di Orodè Deoro a Ravenna (RA)

L'avete visitata? Bella la mostra di Orodè Deoro, dal titolo "Mon coeur mis à nu, et pas seulement", allestita presso le Cantine di Palazzo Rava, via di Roma 117, Ravenna (RA).  Personalmente me la sono goduta in occasione del vernissage, occorso in data 7 ottobre, per la Notte d'Oro 2017. Oggi e fino al 26 novembre 2017, la mostra resterà fruibile solo su appuntamento, telefonando al numero +393298194477. 

Si tratta di un evento inserito nel calendario della manifestazione Ravenna Mosaico, interamente dedicata al mosaico contemporaneo, che ha luogo in città ogni due anni. Curatori della mostra sono Fabio Novembre e Daniele Torcellini per l'associazione culturale Marte. Per ulteriori info vi rimando al sito

Visita a "Kimono" di Barbara Liverani a Ravenna (RA)

Resterà fruibile fino al 28 ottobre 2017 la mostra "Kimono", allestita presso lo Studio  Barbara Liverani, via Girolamo Rossi 21/A, Ravenna (RA). Vi ho fatto visita in sede di inaugurazione, in data 7 Ottobre, in occasione della Notte d'Oro 2017, così da poter scambiare quattro chiacchiere con l'artista. 

La mostra nasce da una riflessione sulla figura femminile e dalla sua passione per il Giappone e per i tessuti che da sempre ne caratterizzano le opere. I suoi kimono di mosaico prendono forma dai racconti sulle donne della famiglia di Onuki Yuko e dalle testimonianze che accompagnano ognuna delle vesti esposte. 

Le opere, realizzate in ceramica raku e mosaico diventano pezzi unici e originali in cui Barbara Liverani traspone un'interpretazione contemporanea e evocativa di un mondo femminile lontano ma allo stesso tempo non dissimile dalla realtà delle donne italiane. Inserita nel calendario eventi di Ravenna Mosaico, una splendida manifestazione che ha luogo a Ravenna ogni due anni, rimarrà fruibile fino al 28 ottobre, a ingresso libero, osservando gli orari seguenti: tutti giorni 9.30-12.30 / 15.30-19.30 | chiuso domenica e giovedì pomeriggio

Visita a "Il pasto bianco" alla Biblioteca Classense, Ravenna (RA) fino al 26 novembre 2017

Ci siete stati? Ha riscosso molto successo in occasione dell'inaugurazione, in data 7 ottobre 2017, la mostra "Il pasto bianco" (mosaico di me) di Silvia Celeste Calcagno, allestita negli spazi della Biblioteca Classense, via Baccarini 2, Ravenna (RA). La mostra è inserita nel calendario eventi di Ravenna Mosaico, una splendida manifestazione, interamente dedicata al mosaico contemporaneo, che ha luogo in città ogni due anni.


Dice Silvia Celeste Calcagno, “bianco come il colore della mia carne, privo del peso specifico di un corpo senza volto -che dunque perde l’identità dell’io per trasformarsi in archetipo- a pezzi, senza un luogo, perso nel vuoto, a volte protetto a volte sporcato dalla manipolazione e dal lavoro sul materiale”. Il pasto bianco, installazione site specific, copre come una pelle parte dello spazio attraverso lastre in grés che sviluppano una tecnica che vede la fusione tra fotografia e materia. 

Altra installazione in mostra "Una storia privata", ulteriore riflessione sul rapporto tra noi e gli altri, con segni ancor più sfuggenti e minimi, di un corpo destinato a lasciare la propria fisicità. La mostra "Il pasto bianco (mosaico di me)" di Silvia Celeste Calcagno, a cura di Davide Caroli, rimarrà fruibile negli spazi della Biblioteca Classense, via Baccarini 2, Ravenna (RA) fino al 26 novembre 2017, osservando gli orari seguenti: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 / 15.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso. Ingresso libero

venerdì 20 ottobre 2017

"All'uso di Romagna" di Silvia Naddeo a Ravenna (RA) dal 26 ottobre 2017

La niArt Gallery, via Anastagi 4A/6, Ravenna (RA) è orgogliosa di ospitare “All’uso di Romagna”, la nuova sorprendente mostra dell’artista Silvia Naddeo, che da sempre fonde la propria esperienza artistica al tema del cibo, indagandone gli aspetti socio-culturali a cui è legato e che lo contraddistinguono. L'esposizione riproporrà visivamente, attraverso la ricercatezza della scultura musiva, marchio di fabbrica dell’artista, la ricetta dei cappelletti, prendendo in riferimento uno dei testi sacri della cucina italiana, ovvero il manuale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi. Una mostra in cui l’arte contemporanea incontra la storia e ne solletica i sensi. Inaugurazione mostra giovedì 26 ottobre 2017 alle ore 18.00, alle ore 19.00 seguirà Show Cooking a cura di Casa Artusi di Forlimpopoli (FC). Per info e appuntamenti: 3382791174. La mostra rimarrà fruibile fino al 11 novembre 2017, a cura di Paolo Sacchini, direzione artistica Felice Nittolo, in collaborazione con Casa Artusi, con il patrocinio del Comune di Ravenna.

giovedì 19 ottobre 2017

Visita a "Una storia della rinascita" di Toyoharu Kii a Ravenna (RA)

Ho partecipato sabato 7 ottobre 2017 al vernissage della personale di Toyoharu Kii, dal titolo "Una storia della rinascita"  alla niArt Gallery di Ravenna (RA), nell'ambito della "Biennale Mosaico", in programma a Ravenna dal 7 ottobre al 26 novembre 2017. Una splendida occasione per conoscere di persona l'artista e comprendere il messaggio di fondo della sua opera: un messaggio di speranza per le generazioni future, che maggiore attenzione dovrebbero porre al benessere legato alla natura e alla salvaguardia dell'ambiente. 

Il messaggio viene espresso utilizzando l'antica tecnica del mosaico, implementando marmo bianco perlino, nelle sue sfumature. Una splendida mostra, in un contesto come quello della niArt Gallery di Ravenna, con Felice Nittolo sempre attento alle nuove tendenze a livello internazionale. 

Toyoharu Kii nasce ad Ehime, in Giappone, nel 1953. Nel 1980 conclude gli studi all’Università di Tokyo, ma è in Italia, e più precisamente a Firenze, che matura la sua formazione artistica. Al suo rientro in Giappone, nel 1982, apre ING, il suo atelier di mosaico, sul quale si concentrano importanti commissioni di decorazioni murali, musive, monumentali. Si tratta di grandi opere architettoniche nelle quali la trama e gli andamenti delle tessere in pasta vitrea e in materiale lapideo costruiscono una sorta di delicato tessuto, un manto policromo che riveste e avvolge le superfici, creando una spettacolare e al tempo stesso delicata visione di insieme.

Ma è nelle opere autonome, nei cosiddetti mosaici da cavalletto, che Toyuharu scopre la propria dimensione più intima e profonda, affidando quasi esclusivamente ad un unico materiale, il marmo bianco “Perlino”, il difficile compito di definire il suo personalissimo linguaggio e di caratterizzare in maniera inconfondibile la propria cifra stilistica.

Il risultato sono straordinari mosaici monocromi dove le immagini vengono costruite per sottrazioni, attraverso andamenti improvvisi di piccole tessere che vibrano dietro la superficie, su diversi livelli. Sono composizioni poetiche, armoniche, misurate. Le opere di Kii offrono molti spunti d’indagine e di riflessione, soprattutto sulla tecnica da lui adottata.
Egli sperimenta non tanto attraverso l’uso di diversi materiali, di diversa natura, ma attraverso l’uso peculiare della tessera, in un gioco linguistico estremamente soggettivo, ottenuto tramite il posizionamento delle tessere nelle loro innumerevoli dimensioni e secondo il loro imprevedibile movimento. Mosaici quasi sempre monocromi, in cui l’orientamento plastico, composto da varie texture, viene articolato in una rigorosa architettura poetica. 

"Itinerari Organistici": concerto domenica 22 ottobre a Ravenna (RA)

"Mosaici Sonori" presenta il quinto e ultimo appuntamento della rassegna "Itinerari Organistici XIII edizione" domenica 22 ottobre alle ore 19.30 presso la basilica di San Francesco a Ravenna (RA) . Il concerto di chiusura della rassegna coincide con il tradizionale evento a cadenza mensile organizzato dalla Cappella Musicale della Basilica di San Francesco nell’ambito della programmazione di Musica e Spirito . L’idea di far coincidere la data delle due manifestazioni si inserisce nel desiderio di dedicare una particolare attenzione all’organo nella musica sacra. L’organista Franco Ugolini nel corso della serata eseguirà, tra l’altro, due concerti per organo e orchestra di G. F. Haendel in perfetto accordo allo spirito di entrambe le rassegne. «Bach e Haendel saranno i protagonisti del concerto di domenica 22,» – dichiara Giuliano Amadei, direttore della Cappella Musicale della Basilica di San Francesco – «tanto perché rappresentano, assieme, sia la nostra storia che il nostro futuro, quanto perché riteniamo che siano un’ottima scelta per enfatizzare il ruolo dell’organo. Uno strumento che in chiesa esprime il massimo del proprio potere evocativo. I Solisti, il Coro e l’Orchestra della Cappella Musicale hanno preparato con attenzione questo concerto, che in qualche maniera rappresenta un punto di sintesi tra esperienze diverse, ma complementari: Musica e Spirito con le sue suggestioni spirituali e Itinerari Organistici per l’interesse che ha saputo generare nel pubblico relativamente alla musica organistica. Credo che esperienze di questo genere siano utili per creare sinergie positive tra musicisti.» "Itinerari Organistici" si avvale dell’organizzazione e della direzione artistica dell’associazione “Gabriele Fattorini” di Faenza, di Mosaici Sonori e di Capit Ravenna.

martedì 17 ottobre 2017

"Passeggiate Campaniane: una splendida esperienza a Marradi (FI)

Conoscete i versi di Dino Campana? Fu uno dei massimi poeti del Novecento italiano; egli nacque a Marradi (FI), un piccolo borgo sull'Appennino tosco-romagnolo, che  conta oggi 3 mila residenti circa. In quest'amena località della Romagna toscana, ogni anno ad ottobre si svolge la tradizionale "Sagra delle Castagne"; quest'anno, grazie ad un'iniziativa di Marradi Mia sono state per la prima volta organizzate "Passeggiate Campaniane" in loco. 

Si tratta di uno strumento studiato per valorizzare il territorio, da un lato, con gli aspetti naturalistici in primo piano, e la figura del poeta Dino Campana, dall'altro. Una figura così importante a livello locale da motivare la nascita del Centro Studi Campaniani "Enrico Consolini", sito in via Castelnaudary 5, a Marradi (FI). 

E' da questo punto strategico che domenica 15 ottobre siamo partiti per la nostra passeggiata, curata da Gianmaria Beccari, di Passeggiate Filosofiche. Eravamo un gruppo di 12 persone circa, di differenti età e provenienze, accomunate dall'interesse per il poeta e le sue opere. 

Siamo saliti lungo uno dei tragitti previsti dal cosiddetto "Percorso dei Leggii", messo a punto dal Centro Studi Campaniano per accompagnare il visitatore nella sua esplorazione del territorio, facendo tappa là dove era solito fermarsi Dino Campana. 

Ci siamo diretti verso località Biforco, per poi salire fino a raggiungere Rocca di Castiglione. Di tanto in tanto ci fermavamo ad ammirare il paesaggio, sempre nuovo ad ogni nuovo passo. Hanno cominciato ad arrivarci le prime sollecitazioni, da parte del nostro cantore Gianmaria Beccari. "Il mattino arride sulle cime dei monti. in alto sulle cuspidi di un triangolo desolato si illumina il castello, più alto e più lontano" cit. Dino Campana.

Noi ancora non lo sapevamo, ma quel castello di lì a poco noi l'avremmo raggiunto camminando. La salita si faceva dura, ma la bellezza del paesaggio ripagava a pieno dello sforzo.  Nei Canti Orfici, il riferimento al paesaggio dell'appennino tosco-romagnolo, percorso in lungo e in largo da Dino Campana nel corso della sua breve vita, è costante. Così come costante è l'invito al lettore a farsi uno con la poesia attraverso la immedesimazione nel poeta e nel paesaggio. A tal punto che viene da chiedersi se esista modo migliore per entrare in contatto con la sua opera, se non ripercorrendo i suoi passi ed immergendosi nella natura di cui il poeta stesso fece esperienza.  

I crinali, le valli, i suoni di sottofondo tra i boschi, i colori del sottobosco, le rare bacche colorate, le foglie che si calpestano, lo spaziare lontano dello sguardo dalla sommità del monte. Dino Campana nei suoi versi parla del fiume Lamone come re del paesaggio. Scrive "Per rendere il paesaggio, il paese vergine che il fiume docile a valle solo riempie del suo rumore di tremiti freschi, non basta la pittura, ci vuole l'acqua, l'elemento stesso, la melodia docile dell'acqua che si stende tra le forre all'ampia rovina del suo letto, che dolce come l'antica voce dei venti incalza verso le valli in curve regali: poi ché essa è qui veramente la regina del paesaggio". cit. Dino Campana.

Ma quanti di voi conoscono la biografia del poeta Dino Campana? Forse non tutti sanno che Dino Campana ebbe vita travagliata. Nacque a Marradi nel 1885. Nel 1913, a circa ventotto anni, consegnò un manoscritto ad Ardengo Soffici e a Giovanni Papini,  che purtroppo andò perduto, dimodoché nel 1914  il poeta iniziò a riscriverlo. Dino Campana aveva infatti ingenuamente consegnato a Soffici e a Papini l’unica copia esistente del testo. Il manoscritto fu ritrovato in una casa di Ardengo Soffici solo cinquant’anni dopo, nel 1971. Il poeta soffrì molto di questa perdita.

Ebbe una storia d’amore con Rina Faccio, in arte Sibilla Aleramo, avvenuta tra il 1916 e il 1917, un anno prima di finire nel manicomio di Castel Pulci, la quale fu tumultuosa, impetuosa e violenta. Tra l'altro Sibilla Aleramo lo tradì anche con Giovanni Papini e Ardengo Soffici. Nel 1914 uscì per Ravagli la prima edizione dei "Canti Orfici" nata sulle ceneri del precedente manoscritto, andato smarrito, dal titolo "Il più lungo giorno"Era un’edizione zeppa di errori e benché Dino tentasse di vendere personalmente le copie nei caffè e per strada, i risultati furono scadenti. Solo nel 1928 – quattro anni prima della morte dell’autore – la casa editrice Vallecchi fece uscire una seconda edizione. Non chiese alcun permesso a Campana, del resto ricoverato in manicomio e ritenuto ormai incapace di intendere e di volere. Anche questa edizione del ’28 risultò densa di refusi, storpiature, lacune. Nel 1941 uscirono altre edizioni dei Canti Orfici. Solo in seguito, soprattutto grazie a Montale e a Luzi, si procedette alla riabilitazione della figura di Dino Campana come poeta. Il poeta di Marradi morì nel 1932, ricoverato in manicomio, ma la memoria di lui gli è sopravvissuta. 

Ed è ai luoghi che caratterizzarono la sua infanzia che egli fece ritorno dopo ogni nuova delusione nella sua breve e tormentata esistenza, quegli stessi "monti" che egli descrive nei "Canti Orfici". Ciò che gradiva di quei monti era la straordinarietà dell'esperienza della montagna, la sua radicalità, il suo allontanarlo dalla vita mondana in favore di una vita ascetica. Alcuni studiosi hanno scritto che è proprio grazie alla montagna che la poesia di Dino Campana diventa Dino Campana. Per Campana le montagne sono in qualche misura "giuste" e quindi capaci di consolarlo dall'ingiustizia dell'incomprensione, dell'ipocrisia, della malvagità della città.  

Se ciò che ho scritto per raccontarvi l'esperienza "Passeggiate Campaniane" vi risuona dentro, sappiate che esse si ripeteranno le prossime due domeniche di ottobre - 22 e 29 ottobre 2017 - con partenza dal Centro Studi Campaniani alle 9.30. Al termine della piacevole escursione, i partecipanti potranno degustare prodotti tipici locali offerti da imprenditori locali afferenti al gruppo di marketing territoriale "Marradi Mia". Per info e prenotazioni il numero da chiamare è 349 0774117 Gianmaria Beccari (anche tramite whatsapp)

lunedì 16 ottobre 2017

"Il Cubo Alato" di Carlo Zauli a Faenza (RA)

Dopo alcuni mesi di complesse operazioni di restauro effettuate nei laboratori del Museo Carlo Zauli da Aida Bertozzi, ceramista assistente dello scultore faentino, torna nella Rotonda della Stazione l’opera “Cubo Alato – Monumento alla Fraternità tra i Popoli”. La scultura dedicata a questo tema universale, fu realizzata tra l’inverno e la primavera del 1978 da Carlo Zauli in occasione della propria mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Faenza.  Nel 1988, poi, l’opera fu acquistata dalla BCC - Banca di Credito Cooperativo, per donarla alla città e collocarla nella Piazza Cesare Battisti, di fatto uno dei luoghi simbolo di Faenza. Dopo essere stata oggetto di alcuni atti vandalici e goliardici, nell’autunno 2016 il Comune di Faenza ne ha disposto e finanziato il restauro. Le operazioni di ricostruzione e ripristino sono state affidate al Museo Carlo Zauli in collaborazione con MAP - Museo all’aperto della città di Faenza, e realizzate, grazie anche ad un significativo contributo dell’Associazione Amici della Ceramica e del MIC, per mano di Aida Bertozzi nell’arco di alcuni mesi di lavoro. Per il sindaco Giovanni Malpezzi e il vice sindaco e assessore alla cultura Massimo Isola «ci sono opere d'arte collocate negli spazi urbani della città che sono diventate punti di riferimento nell'immaginario collettivo di Faenza, opere che ci appartengono e ci rappresentano: il cubo alato di Carlo Zauli è diventata una di queste».  

«Collocata in uno spazio strategico, la stazione ferroviaria, una porta d'ingresso della città - proseguono sindaco e vice sindaco -  l'opera è per noi faentini una sorta di biglietto da visita della comunità, dove la scultura e la ceramica sono elementi forti dell'identità collettiva. Per questi motivi abbiamo fatto tutto il possibile affinché in tempi brevi l'opera potesse tornare visibile con tutta la sua energia plastica e la sua magia poetica».

«Dobbiamo ringraziare - concludono Malpezzi e Isola - tutti i soggetti che hanno permesso il raggiungimento di questo risultato. La partecipazione emotiva della comunità quando l'opera fu lesionata sono state un segnale forte: Faenza vuole bene alle sue opere. Essere riusciti in pochi mesi a restituirla al pubblico crediamo sia la giusta risposta a quel sentimento di appartenenza»Il cubo alato, posto davanti alla stazione alla fine degli anni ’80, era una fra le opere più amate da Carlo Zauli, e in occasione dell’atto vandalico dell’ottobre 2016 che lo ha distrutto, è stato per la famiglia Zauli e il museo veramente toccante e di grande sostegno leggere sui social e ascoltare dal vivo tutto il rammarico e le tantissime reazioni emotive che l’accaduto ha suscitato nei faentini. Dalla pagina Facebook di Matteo Zauli, il 24 ottobre del 2016. “Posto questa foto per tutti quelli che da stamattina hanno dedicato un commento o un'emozione allo stato del cubo alato posto di fronte alla stazione ferroviaria di Faenza. Era l'opera che più mio padre amava, e spessissimo allungava la strada verso casa per passare a rivederla, da quanto era felice che fosse proprio lì. Io non capivo questa sua emozione, che non mostrava nei confronti di altri suoi lavori. Stamattina, invece, vedendola a pezzi e leggendo i vostri commenti, ci sono arrivato definitivamente. Grazie davvero. Faremo tutto il possibile perché possa tornare”. Anche in seguito a questo si è ritenuto di celebrare sabato 21 ottobre il ritorno di questo simbolo ceramico con una cerimonia inclusiva, popolare e coinvolgente, alla presenza delle autorità con il seguente programma: alle 18.00 il ritrovo è al Museo Carlo Zauli, per conoscere i dettagli dell’opera, nella sala in cui fu realizzata 39 anni fa e brindare insieme. Da qui, guidati dalla banda cittadina del maestro Casamenti, il corteo in festa raggiungerà Piazza Cesare Battisti, in una passeggiata con veloci incursioni a sorpresa in luoghi cari e significativi al maestro. Infine alle 19.00, insieme al Sindaco Giovanni Malpezzi, l’opera verrà svelata nel suo rinnovato stato nella rotonda in cui è sempre stata, di fronte alla stazione ferroviaria. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

sabato 14 ottobre 2017

La "Sala del Mosaico" alla Biblioteca Classese di Ravenna (RA)

L'avete visitata? Inaugurata in occasione della Notte d'oro 2017, la Sala del Mosaico della Biblioteca Classense, via Baccarini 3 , Ravenna (RA) è l'ultima acquisizione tra gli spazi classensi, dopo i lavori di restauro che hanno interessato i locali un tempo occupati dal Liceo Artistico, e prima ancora, dall'accademia di Belle Arti di Ravenna. 

In questa grande sala si conserva un mosaico pavimentale, qui collocato fin dalla fine dell'Ottocento, quando questo spazio faceva parte della Pinacoteca, predisposta dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti, allora situata al piano terreno della Classense. Il mosaico si compone di tre pannelli con decorazioni differenti e fu rinvenuto nel 1875 nell'area di Classe, nelle vicinanze dalla Basilica di Sant'Apollinare in Classe. Le opinioni degli archeologi su quest'opera non sono concordi: qualcuno sostiene che i pannelli provengano da una domus romana presente in quell'area prima della costruzione delle chiese paleocristiane del V-VI sec. L'ipotesi più probabile, però, assegna il pavimento alla Basilica dedicata a Probo, (Basilica Beati Probo) e in particolare alla seconda fase della basilica, relativa ad una ristrutturazione da parte dell'arcivescovo Massimiano, testimoniata dallo storico Agnello. In quell'occasione Massimiano vi fece portare le reliquie del beato Probo, dal quale deriva anche il nome dato all'edificio. 

 La basilica doveva avere un ruolo importante poiché viene ricordata da molti storici ravennati, anche in epoca antica: si tratta forse della più antica cattedrale di Ravenna, usata per celebrare la messa solenne in particolari festività religiose. Dopo il ritrovamento, i mosaici vennero composti in questo ambiente tra il 1889 e il 1890, da operai che lavorarono sotto la direzione di Gaetano Savini (1850-1917), pittore, decoratore e docente dell'Accademia di Belle Arti. Il pannello più grande raffigura un vaso da cui escono tralci di vite: sopra di esso è collocato un pavone; l'immagine è posta all'interno di un ottagono, contenuto in un ottagono pià grande e decorato con elementi geometrici e vegetali e incorniciato da un nastro a treccia che disegna un quadrato esterno. 

Il mosaico si può far risalire ai maestri di origine orientale, vista la raffinatezza dello stile e l'uso di simboli molto diffusi in Africa e in Oriente (il pavone, l'ottagono, la vite); nel complesso si tratta del più elegante mosaico pavimentale ritrovato in area ravennate. I simboli usati riconducono ai temi religiosi di Cristo (vite), della resurrezione e della vita eterna (pavone), confermando l'ipotesi che si tratti di un pavimento in origine destinato ad un luogo sacro. Gli altri due pannelli a mosaico, composti con quello con il pavone, presentano una decorazione più semplice, a figure geometriche entro nastri e ornamenti intrecciati: insieme al primo danno vita ad un pavimento musivo di circa 90 metri quadrati. La Biblioteca Classense è visitabile su appuntamento per visite guidate di gruppo, e solitamente aperta al pubblico. Per info visita il sito.

venerdì 13 ottobre 2017

"I tarocchi secondo Ravenna": mosaico contemporaneo da Ravenna (RA)

Forse li avete notati, ma forse anche no. Posizionati ai lati della "Sala del Mosaico"inaugurata di recente negli spazi della Biblioteca Classense, via Baccarini 3, Ravenna (RA), rappresentano un progetto firmato Rotary Club , realizzato dall'Accademia di Belle Arti di Ravenna. Sono splendide opere a mosaico, che rappresentano un invito al viaggio nel mondo dei Tarocchi secondo Ravenna   

In principio era il Matto? Possible: secondo alcune cosmogonie gnostiche il demiurgo commette un errore, un errore folle che paghiamo con la morte. O in principio era il Mondo, l'ultima lama dei Tarocchi? In effetti un istante dopo il big bang si genera l'universo intero, ancora oggi in viaggio. Nei tarocchi di Marsiglia, il mazzo più popolare, il Mondo è una donna nuda incastonata in una mandorla di foglie e frutti. Ai quattro angoli del mondo i simboli degli evangelisti. La mandorla ha spesso accolto Cristo o Maria nei secoli: intersezione di due cerchi, allude all'unione di materia e spirito, di cielo e terra. Della ninfa, della lontana parente nordica di Venere che campeggia nella versione marsigliese non vi è traccia nella lama a mosaico di Lia Maggioli. Del Mondo resta solo la mandorla sul campo partito in quattro, una mappa liquida su cui galleggiano relitti di mondi antichi, remoti.
Questo mondo è il punto di partenza per un viaggio immaginario tra le figure dei Tarocchi. E incontriamo subito la Papessa di Aleksandra Miteva. O meglio, anche in questo caso, quel che ne resta: il tronco cubico, vuoto, sulla strada contesa tra giorno e notte. Una lama apparentemente inconsueta, ma che racchiude un profondo, intimo legame con l'immaginario di Ravenna, città costellata di troni vuoti, di assenze esibite da secoli. A San Vitale si trova il più celebre, il trono absidale istoriato di marmi preziosi a cui fan scorta i fregi con i troni vuoti di Nettuno, intorno ai quali si affannano, lieti, putti di età augustea e forse rinascimentale. A questi tre troni vacanti fanno eco quelli mosaicati nei battisteri. Nel battistero ariano il trono è unico, asse da cui pare discendere la colomba battesimale e verso cui muove il corteo degli apostoli. Nel battistero ortodosso sono quattro, cardini cruciali del mondo. 

"I Tarocchi secondo Ravenna", quindi. Perciò l'abbondanza di Imperatrici, nella città di Galla Placidia che custodisce l'effige di Teodora, colta da Tommaso Basso ad ammiccare maliziosa. Perciò Giustiniano rivisitato da Sara Vasini, e i suoi calchi da ravvivare col pennello dell'immaginazione. In questa città anche la tredicesima lama, la Morte, assume il suo vero volto di propulsore di incessanti metamorfosi, di cambiamenti di stato. E al termine del viaggio immaginario, troviamo nuovamente Galla Placidia, il suo cielo incarnato nella diciasettesima lama. A evocare un'altra figura cruciale per la città, nel momento in cui si libera dall'Inferno, dalla morte "e quindi uscimmo a riveder le stelle".