Le Icone di Ceccobelli, come sottolinea Claudio Spadoni, sono “immagini per eccellenza del sacro, di una religiosità, letteralmente di un atto sacrale, che attraversa le categorie temporali nella sua flagrante inattualità”. L’artista vi ritrova “la serenità e la concentrazione precluse inevitabilmente alla vita quotidiana del nostro tempo. Ed è sempre nella materia, anche la più dimessa e usuale, che l’artista attiva, come per trasmutazione alchemica, il processo di investitura simbolica che ora lo porta a dialogare con la complessità architettonica e iconologica di un tempio della religiosità come Sant’Apollinare in Classe”.
La Collezione delle icone del Museo Nazionale di Ravenna è formata da quasi duecento dipinti su tavola, provenienti con rare eccezioni dalla raccolta dei padri camaldolesi di Classe costituitasi nel Settecento. Tra i dipinti della collezione sono presenti molte icone databili tra il tardo Trecento e il Settecento: alcune provengono direttamente dal mondo slavo, altre traducono in un nuovo stile iconografie di stretta osservanza ortodossa, mentre la maggior parte è legata alla scuola sorta nell’isola di Creta, dal 1204 dominata da Venezia. Gli scambi con la città lagunare portarono i maestri cretesi a cercare nuovi incentivi, e nuovi modi espressivi. Il nuovo allestimento, curato da Rosa D’Amico, permette una più corretta fruizione dei nuclei di maggiore significanza e restituisce al pubblico alcune icone sinora conservate nei depositi. L’inaugurazione della mostra, a cura di Emanuela Fiori, Direttore del Museo Nazionale di Ravenna, e di Rosa D’Amico avrà luogo preso il Museo Nazionale a partire dalle ore 18 di sabato 2 aprile. Saranno presenti Mario Scalini, Direttore del Polo Museale dell’Emilia Romagna, Bruno Ceccobelli e Lorenzo Zichichi de Il Cigno GG, editore del catalogo.
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