Segnalo la inaugurazione della mostra "Vele al terzo" di Felice Nittolo venerdì 6 maggio 2016 alle ore 18.00 presso la Biblioteca Maria Gioia, circ. Sacchetti 111, Cervia (RA), nell'ambito della manifestazione "Pagine ad Arte". Presentazione di Marisa Zattini, alla presenza dell'assessore alla cultura di Cervia (RA), dott.ssa Roberta Penso.C’è il ricordo e
la memoria del mare in questa mostra
cervese di Felice Nittolo perché il simbolo della vela comprende tradizione e
inafferrabilità. Quella del vento, s’intende, e quella del luogo innanzi tutto.
Poi si contempla il lavoro dell’uomo che fra tradizione e natura si
struttura oggi in queste opere d’arte
site specific dove l’artista raddensa le sue atmosfere evocative. Si tratta di un elenco di memoria di 55 famiglie che si
concentra idealmente in 55 differenti “segni di vela”. « È stata una ricerca intensa e interessante che mi ha coinvolto per
alcuni mesi. Quello che maggiormente mi ha attratto è stato il calcolo
matematico che esiste tra il lato più piccolo della vela e il rapporto con il
lato più grande. Quasi a ricordare una “sezione aurea” così come quella usata
da tanti artisti (Gino Severini, ad esempio). Storicamente i
primi esemplari di “vela al terzo” sono quelli delle giunche cinesi. La
differenza più vistosa con le vele occidentali è sicuramente l'uso delle
caratteristiche “stuoie” irrigidite da stecche di bambù disposte in senso quasi
orizzontale. Le imbarcazioni armate con queste vele furono documentate anche da
Marco Polo nel Milione». Si tratta dunque, come ci racconta Felice Nittolo,
di una sorta di percorso di confine
per significare differenti inerenze geografiche. La tradizione di queste vele
auriche - che contengono nell’area interna quattro angoli denominati
rispettivamente, in senso antiorario, angolo di penna o di drizza, di scotta o di
caduta, di mura di inferitura o di gola - offre alla memoria dell’arte infinite
esplorazioni di se stessa grazie alla neutralità del ricordo. Conservare,
valorizzare e divulgare le tradizioni dell’antica marineria romagnola. Ecco allora che nel mosaico il Nostro
ricerca il senso metrico armonico per ricomporre una bellezza antica.
Ritroviamo in queste piccole vele al terzo il rispecchiamento della misura
perfetta delle cose in una originale “avventura” che documenta l’incontro tra opera, artista e luogo. Si sa che nelle costanti dell’arte le ragioni dei suoi
valori si ritrovano nella irripetibilità dell’esperienza. Qui è l’arte musiva
che si celebra. Il segno talvolta può non raccontare ma solo unicamente
manifestare se stesso nella sua nervosità, nel suo farsi segnale pulsante per
le cromie di un frammento. Talvolta può mantenersi alieno ai drammi e ai fogli
scritturali dove si raddensano gli appunti di atmosfere estreme e pure
rovinose. Queste 55 piccole partiture replicano, in miniatura,
l’immaginario nascosto e celato; lo interrogano rimandandoci ad una identità
specchio di questa città marinara: Cervia. È stato scritto che l’idea
può essere intesa come autentica “essenza del molteplice” e al contempo come
modello privilegiato di tale molteplicità. Con queste vele al terzo Felice
Nittolo raddensa e reinventa luoghi di memoria e di rappresentazione,
fascinosamente. La luce si fa ovattata nei cromatismi sabbiosi delle piccole
tessere fatte di pietre naturali o si irrora di sangue nei rossi vetrosi in discontinue
dilatazioni che si sostanziano differentemente. Tessere che rifrangono e
filtrano, stemperano e smaterializzano, saturano e rarefanno le nature corporee
narrate. Tutto è ritmo e variazione. Una sorta di teatrini che variamente, in un puzzle combinatorio,
ibridano variamente la struttura quadrangolare dell’acciaio sagomato, di
supporto. Una sorta di “capricci” che lumeggiano per nuove e inedite
consequenzialità. Nel 1999 si tenne a Istambul, nel Bosforo, una Biennale dal
titolo La passione e l’onda. Due
parole che suggerivano e raddensavano un senso carico di gioia, di desiderio e
di bellezza e che potrebbero essere adottate anche oggi per questa mostra di
Nittolo allestita nelle sale della Biblioteca di Cervia. L’onda rimanda all’idea di mare
e di vento che è transito che
increspa unisce e separa, che ci conduce in un oltre e in altrove. E la passione è un uragano che ti prende e ti
travolge portandoti lontano, talora fino al naufragio… A queste 55 partiture d’amore, consolatorie di leggi
geometriche perfette, si innesta la persistenza del sentimento di alcune
piccole teste vetrose. Una sorta di Autoritratti
realizzati dall’artista nel 1990, a Seattle. Il colore rosso - oppure azzurro
come l’acqua del mare -, puro e pungente, sembra sgorgare come frutto di una
preghiera esistenziale per trasfondere nuova energia. Superiormente,
conficcato, un elemento anomalo: il “tagliolo”, strumento caratterizzante che
il mosaicista utilizza per spezzare le caratteristiche tessere di mosaico.
L’ossessione come condizione della ricerca. Felice Nittolo esibisce dunque con ineguagliabile maestria e
coerenza le sue riflessioni più intime siano esse fatte di piccole teste o di
antiche riproposizioni di vele al terzo. Allora lasciamoci catturare dall’urto
emotivo che stupisce e rapisce i sensi per «dissuggellare
gli occhi sull’invisibile», come suggeriva Paul Klee.
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