mercoledì 18 settembre 2013

Visita al MET di Santarcangelo (RN)

Sono stata a Santarcangelo (RN) il week-end scorso, ho trovato una bella cittadina, decisamente ben attrezzata, fruibile anche la sera, affollata nel centro storico,  locali aperti e voglia di vivere, una bella atmosfera insomma.
Ho trascorso due giorni all'insegna delle visite guidate e delle degustazioni gastronomiche ma, prima di rientrare a Ravenna, ho fatto tappa al MET. Avevo prenotato telefonicamente perché altrimenti avrei dovuto attenermi all'orario 16.30-19.30 previsto in questo periodo, potete farlo anche voi chiamando 0541124703 oppure 3468529684 e prendendo accordi. Ho usufruito dell'ingresso gratuito grazie alla "Romagna Visit Card", utile strumento di promozione turistica per il quale vi rimando al sito www.romagnavisitcard.it.
Il museo racconta la storia di un popolo, nasce grazie al volontariato locale, presenta gli usi e i costumi, la cultura e le tradizioni della gente di Romagna. Il percorso museale è diviso in sei sezioni.  "E ti dirò chi sei" è la sezione I, dedicata alla famiglia e alla comunità. La casa era un tempo il centro della vita sociale, nel territorio di Santarcangelo le produzioni agricole erano quelle vitinicole e cerealicole, anche in casa la vita ruotava attorno a queste due attività. Il mulino era il luogo maschile per eccellenza, alla donne veniva spesso detto di "non andare al mulino perché ti infarini".
Nella II sezione trova spazio la "via del grano", con attrezzi per la raccolta e per la macina. Inoltre steli e foglie che danno corpo alla paglia e ai lavori di artigianato legati all'intreccio.
Nella III sezione "tra trama e ordito" troviamo rocca, filatoio e telaio, strumenti del lavoro femminile per eccellenza. Nella IV sezione "a ferro e fuoco" campeggia una bellissima collezione di "caveje", di tutte le forme e dimensioni. Anticamente avevano la funzione di perno per bloccare il giogo,  portato da due buoi, con il timone usato per bloccare l'avanzamento di aratri, erpici e carri. Ma le caveje avevano anche diverse valenze simboliche: il giovedì santo venivano smontate dal giogo e gli anelli musicali si legavano come forma di rispetto per i morti:
La padrona di casa le utilizzava per riconoscere il sesso del nascituro, l'uomo di casa le sollevava al cielo per bloccare il temporale in arrivo, i contadini per la difesa della semina andavano nei campi di buon ora portando con sé una croce e una caveja, la quale veniva agitata in aria per scacciare le forze maligne.
Seguono lungo il percorso interno al museo le interessanti sezioni dedicate alla "via del vino" e ai "trasporti rurali", un patrimonio ricco e vario, che vale la pena conoscere per entrare a pieno nell'anima di questo territorio, perlomeno da un punto di vista antropologico. Per ulteriori info www.metweb.org

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