Ci sono luoghi in cui non mangi solo ottimo cibo ma grazie ai
quali entri in contatto con la storia e le tradizioni di un territorio. Nel mio
girovagare su e giù per la Romagna ne ho incontrati tre che mi sono rimasti nel
cuore, oltre che tra le papille gustative.
“La Sangiovesa” è
ubicata in un antico palazzo del ‘700, Palazzo Nadiani, acquistato nel 1990
dalla famiglia Maggioli. Si trova nel
cuore del borgo di Santarcangelo di Romagna, presenta un insieme armonico,
caratterizzato da sale con volte a botte e a crociera, con solai dalle grandi
travi sovrastanti, muri in sasso e pietre scheggiate. Visibili in questo
luogo i segni del passaggio e dell'influenza di Tonino
Guerra, poeta santarcangiolese di nascita, famoso in
tutto il mondo anche come sceneggiatore. Sue le stufe che impreziosiscono gli
ambienti de "La Sangiovesa", e
suoi i disegni e i versi sulle tovagliette dell'osteria. Tra le altre cose a
pochi passi dall'osteria ho visitato il museo "Nel mondo di Tonino Guerra", un magnifico
tuffo nella creatività. Amabile, molto amabile la
ceramica della giunonica donna "La Sangiovesa" che ricorda molto da
vicino i bei film di Federico Fellini, di cui Tonino Guerra fu prezioso
collaboratore. Belli alle pareti i piatti in ceramica, le caveje, gli attrezzi
della cultura contadina romagnola. Mi hanno fatto accomodare
in un “tavolo comune” come spesso accade in Romagna quando si viaggia soli e per
lavoro, insieme a una coppia di bolognesi che mi hanno fatto da consiglieri,
essendo loro clienti abituali del locale. Tagliere di salumi e
tagliere di formaggi con piadina calda, accompagnati da un sanguigno calice di
Sangiovese e per finire, anche se la dieta non me l'avrebbe concesso, un tris
di dolci della casa.
Esperienza gustativa di grande valore, pur
vivendo in Romagna ormai da 20 anni posso dire che ....... i piatti semplici
diventano eccezionali se le materie prime sono di assoluto pregio, e qui lo sono. Vengono proposti prodotti della Tenuta
Saiano, nel cuore della Valmarecchia, a pochi km di distanza dall'osteria, dal
produttore al consumatore, per la delizia del palato. Ho consumato con
piacevolezza il lardo, una tentazione "suina" d'altri tempi: salatura
in vasca, a riposo per alcuni giorni, erbe aromatiche e spezie, poi pressa
naturale. Si scioglieva in bocca, delizioso.
Medesima atmosfera assolutamente
“romagnola” per la Casa delle Aie, che sorge nel verde della pineta di
Cervia-Milano Marittima, anticamente utilizzata dai pignolari per la
raccolta delle pigne. Essi
la ottenevano in affitto dal Comune e la utilizzavano quale dormitorio e
magazzino per lo stoccaggio del prezioso pinolo di pineta, che un tempo era preziosa fonte di reddito. Nel 1785 un incendio rase
quasi al suolo la Casa delle Aie, che venne ricostruita grazie ad un progetto
dell'architetto Camillo Morigia, il medesimo architetto che a Ravenna
ha curato l'allestimento della Tomba di Dante, così come la modifica della
facciata di Santa Maria in Porto, ed altro ancora. La costruzione è su due
piani: al piano terra un tempo c'era la "camera del fuoco" che veniva
utilizzata per schiudere le pigne, oggi troviamo le sale ristorante, anche
nella zona porticata, che è stata verandata e resa accogliente grazie a potenti
stufe termiche.
Ai piani superiori sale che vengono prenotate per gruppi, molto accoglienti, simili ad un museo etnografico, ospitano pezzi della tradizione della cultura popolare romagnola (bici, intrecci con canne di fiume, caveje, ecc) Fateci un salto se siete al piano inferiore: meritano una foto. Non è possibile effettuare prenotazione, dalle 19.00 si forma una coda davanti al locale, che viene gestita simpaticamente da personale esperto. Il servizio ai tavoli è celere, una volta seduti si mangia nel giro di pochi minuti: una delizia per gli occhi e per il palato le nostre portate: tagliolini agli stridoli, cappelletti al ragù, coniglio alla cacciatora e salame ai ferri con contorno di patate. La piada è arrivata in tavola ancora fumante, le carni cotte a puntino e ancora ben calde, come accade di rado in altri contesti, anche stellati. Piatti della tradizione, pasta tirata al mattarello, ingredienti a km zero (come gli stridoli che sono erbe spontanee da queste parti), atmosfera rilassata.
Ai piani superiori sale che vengono prenotate per gruppi, molto accoglienti, simili ad un museo etnografico, ospitano pezzi della tradizione della cultura popolare romagnola (bici, intrecci con canne di fiume, caveje, ecc) Fateci un salto se siete al piano inferiore: meritano una foto. Non è possibile effettuare prenotazione, dalle 19.00 si forma una coda davanti al locale, che viene gestita simpaticamente da personale esperto. Il servizio ai tavoli è celere, una volta seduti si mangia nel giro di pochi minuti: una delizia per gli occhi e per il palato le nostre portate: tagliolini agli stridoli, cappelletti al ragù, coniglio alla cacciatora e salame ai ferri con contorno di patate. La piada è arrivata in tavola ancora fumante, le carni cotte a puntino e ancora ben calde, come accade di rado in altri contesti, anche stellati. Piatti della tradizione, pasta tirata al mattarello, ingredienti a km zero (come gli stridoli che sono erbe spontanee da queste parti), atmosfera rilassata.
E per finire voglio citare un locale che frequento più degli altri due perché si trova in centro storico a Ravenna: la Ca' de Ven. I piatti sono quelli della tradizione, la cottura è ineccepibile, il servizio ai tavoli è curato, il prezzo adeguato, ma ciò che fa la differenza ancora una volta è l'atmosfera che vi si respira.
Ca' de Ven sorge nel quattrocentesco Palazzo Rasponi; le decorazioni, insieme all'aspetto complessivo interno del locale, risalgono invece al periodo 1850-1880. Pranzo e/o cena in questo locale sono sinonimo di convivialità romagnola semplice e casalinga, ma anche di presenza di ospiti internazionali (i turisti non mancano mai, di tutte le età, in tutte le stagioni dell'anno). Bello perdersi tra i locali della Romagna autentica! Questo post è stato pubblicato in Parlami di TER, grazie amici che mi seguite così affezionati e numerosi.
Ca' de Ven sorge nel quattrocentesco Palazzo Rasponi; le decorazioni, insieme all'aspetto complessivo interno del locale, risalgono invece al periodo 1850-1880. Pranzo e/o cena in questo locale sono sinonimo di convivialità romagnola semplice e casalinga, ma anche di presenza di ospiti internazionali (i turisti non mancano mai, di tutte le età, in tutte le stagioni dell'anno). Bello perdersi tra i locali della Romagna autentica! Questo post è stato pubblicato in Parlami di TER, grazie amici che mi seguite così affezionati e numerosi.
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