Palazzo Rasponi dalle Teste, Piazza Kennedy 2, Ravenna è stato restaurato su progetto dello Studio Cervellati Associati di Bologna, grazie ad una convenzione firmata tra Comune di Ravenna e Fondazione del Monte di Ravenna e Bologna nel maggio 2010.
La cittadinanza ha atteso alcuni anni che gli spazi dell'antico palazzo potessero essere aperti al pubblico e destinati a ospitare eventi culturali di respiro internazionale.
Dopo la riapertura vi si sono tenute manifestazioni, mostre, concerti, convegni, e in questi giorni è in corso di svolgimento la bella mostra "Il Dono. Ravenna Sognata" dedicata alle incisioni di Giuseppe Maestri, per la quale potete leggere qui la mia recensione. Ma veniamo alla storia del Palazzo: pensato fin dal 1690, fu realizzato agli inizi del Settecento da Monsignor Giovanni Rasponi, vescovo di Forlì, che probabilmente utilizzò un disegno di Luca Danesi.
La costruzione fu il frutto di una contesa tra i fratelli Giuseppe e Carlo Maria per un diritto di prelazione su una casetta che si trovava tra due proprietà di Giuseppe. La contesa tra i fratelli fu risolta dall'arcivescovo di Ravenna, a favore del vescovo di Forlì. Da notare a questo proposito che sul portone centrale, sopra allo stemma della famiglia Rasponi, si trova il galero cardinalizio, in segno di sottomissione al potere della Chiesa. Sopra alle finestre si osservano facce leonine alternate ai volti di mori bendati. Il leone, simbolo di forza, per la famiglia Rasponi è rappresentato da zampe unghiate di leone, intrecciate tra loro.
L'atrio e lo scalone centrale del Palazzo furono realizzati da Giuseppe Antonio Soratini, l'architetto camaldolese che disegnò l'atrio dell'Aula Magna della Biblioteca Classense, il chiostro di San Vitale, l'ampia scala dell'abside di Sant'Apollinare in Classe e la ricostruzione di Sant'Apollinare in Veclo.
Gli scaloni all'ingresso sono due: uno conduce al I piano, dove alloggiò il vescovo, e l'altro, il più imponente, porta direttamente al II piano, il piano nobile .Il grande salone centrale un tempo era probabilmente decorato da putti e affreschi; andò distrutto nel corso del secondo conflitto mondiale, quando una rotaia della stazione ferroviaria fu scaraventata da una bomba sul tetto del palazzo stesso.
Un tempo le sale dal palazzo erano adornate da quadri della scuola bolognese (Cignani, Reni, Guercino), di cui il vescovo fu collezionista: di questi quadri ne rimane a Ravenna uno soltanto, del celebre pittore S. Sebastien conservato al MAR.
Dalle finestre sul cortile si vedono le scuderie e le case dei contadini, la scala "cieca" conduceva invece a un sottotetto. Nel corso dell'Ottocento vennero costruite altre porzioni di Palazzo dalle generazioni successive, le quali affacciano via D'Azeglio, per le quali venne mantenuto lo stesso stile e il medesimo stemma di famiglia. Nel 1977 Lanfranco Dalle Teste, ultimo discendente della nobile famiglia, cedette il Palazzo al Comune di Ravenna.
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