Saliti al piano nobile entriamo nella Sala delle collezioni zoologiche, dove trovano spazio anche le meticolose raccolte di incisioni di Aldovrandi, noto naturalista bolognese. La tecnica delle incisioni di allora a me ricorda molto quella delle stampe romagnole, non so se ci avete mai pensato pure voi.
Proseguendo entriamo in sale riccamente ornate, colme di reperti, strumenti scientifici e vere e proprie opere d’arte. Spiccano i modelli in cera e materiali composti delle prestigiose collezioni settecentesche dell’Istituto di Anatomia, orgoglio bolognese e trionfo della sua scuola di artisti ceroplasti. Colpisce la Sala dell'Anatomia, con il suo tavolo operatorio e sagome di scheletri di uomo e di donna alle pareti.
Affascina la Venerina, nella saletta lunga sormontata da affreschi raffiguranti putti vendemmianti. La Venerina è una delle repliche più o meno fedeli del modello originale, la "Venere dei Medici", che Clemente Susini eseguì negli anni 1780-1782 a Firenze. L'agonia di una giovane donna viene rappresentata nell'ultimo istante di vita e nel suo voluttuoso abbandonarsi alla morte nella completa nudità. Al di sopra della Venerina, ammiriamo un fregio che rappresenta scene di Putti vendemmiatori, delimitati da cariatidi. Affidato a Nicolò dell'Abate, il lavoro è splendido, come potete evincere dalle mie foto.
Il percorso museale comprende a pianterreno anche un'aula dedicata al poeta Giosuè Carducci, in cui egli tenne lezioni di lingua e letteratura italiana per 40 anni. Emozionante entrarvi e ammirarla così com'era, coi suoi lunghi tavoli in legno grezzo, il busto del poeta e la lavagna di un tempo.
Un globo terrestre del Coronelli, datato 1692-1693 impreziosisce l'aula. E' fatto di legno, gesso, carta, ha ventiquattro fusi e calotte polari a stampa, basamento coevo in legno, con carte al circolo dell'orizzonte. Di particolare fascino è il cartiglio che decora la parte inferiore del globo, dove si può scorgere il ritratto dello stesso Coronelli. In questi giorni, grazie alla manifestazione "Arte Fiera", dedicata all'arte contemporanea, la Biblioteca è arricchita da un Pinocchio allegorico, che potete vedere in foto. Il grande heritage italiano non smette mai di conquistarci. Voi cosa ne dite, vale la pena di fare una visita a Palazzo Poggi?
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