In un rincorrersi di rimandi e citazioni, da "The Naked Lunch" (il pasto nudo), capolavoro letterario di William
Burroughs alla libera e omonima versione cinematografica firmata da David
Cronenberg, SCC mette a punto un nuovo importante progetto realizzato per la
personale a cura di Davide Caroli negli spazi della Biblioteca Classense di
Ravenna, nell'ambito della "Biennale di mosaico". La mostra nasce in
collaborazione con il MIC Museo Internazionale delle ceramiche in Faenza. L’artista utilizza ancora una volta la ceramica, linguaggio con il quale ha
da tempo trovato la sua cifra distintiva e originale ponendolo in dialogo con
performance, installazione e fotografia. In questo caso l’indagine si
arricchisce di un ulteriore elemento che chiama in causa il mosaico. Silvia
Celeste Calcagno, che nel 2015 ha vinto il 59 Premio Faenza con Interno 8 La
fleur coupée, composta da infinite tessere, aveva già intuito la potenzialità
di questa espressione frammentaria, quasi un cut and up per riprendere ancora
il riferimento a Burroughs e al suo modo sperimentale di utilizzare la
scrittura. Mosaico come frammento, particolare infinitesimo, dove unendo le
tessere si ricompone alla fine l’immagine, ma non la narrazione e neppure
l’identità. E SCC lavora, da una parte con il consueto atteggiamento
introspettivo, dall’altra con visceralità talora dura e spietata, sulla sua identità
di donna, alle prese con l’eterna contraddizione tra corpo, oggetto costringente,
limitato, e l’aspirazione a liberarsi dal peso, evadere dal limite, farsi
altro. Corpo che è innanzitutto materia, e come tale viene trattato, eppure
sfugge dalla tentazione descrittiva, a cominciare dalla rinuncia al colore.
L’universo del “mosaico di me” è bianco, acromatico, inessenziale e sfuggente.
Ogni volta che tenta l’ascesa verso l’alto, qualcosa di fisico lo riporta a
terra. Ne intravvediamo solo i frammenti, altro non è dato. Da qui, dunque, il
pasto bianco, installazione che ricompone tessere di corpo, un corpo che si
pone innanzitutto come cibo, un banchetto cui chiunque potrà sedersi e
mangiare, come nelle tavole imbandite dal maestro del cinema surreale Luis
Bunuel. Dice SCC, “bianco come il colore della mia carne, privo del peso
specifico di un corpo senza volto -che dunque perde l’identità dell’io per
trasformarsi in archetipo- a pezzi, senza un luogo, perso nel vuoto, a volte
protetto a volte sporcato dalla manipolazione e dal lavoro sul materiale”. Il
pasto bianco, installazione site specific, copre come una pelle parte dello
spazio attraverso lastre in gres che sviluppano una tecnica che vede la fusione
tra fotografia e materia. Altra installazione in mostra "Una storia privata",
ulteriore riflessione sul rapporto tra noi e gli altri, con segni ancor più
sfuggenti e minimi, di un corpo destinato a lasciare la propria fisicità. La mostra "Il pasto bianco (mosaico di me)" di Silvia Celeste Calcagno, a cura di Davide Caroli, rimarrà fruibile negli spazi della Biblioteca Classense, via Baccarini 2, Ravenna (RA) dal 7 ottobre alle 17.00 fino al 26 novembre 2017, osservando gli orari seguenti: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 / 15.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso. Ingresso libero
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