mercoledì 18 febbraio 2015

Visita al Museo dell'Arredo Contemporaneo a Russi (RA) #design

Sono arrivata al Museo dell'Arredo Contemporaneo, Strada Statale San Vitale, civico 253, Russi (RA), animata da tanta curiosità. erano anni che mi ripromettevo di andarci ma, per un motivo o per l'altro, la visita saltava sempre. L'entrata al museo deve essere necessariamente concordata: il museo è privato, e apre solo su prenotazione. Il numero utile è il seguente:  0544419299 oppure 3389586837.
Appena entrati nell'area verde si trova il parcheggio e un capannone industriale che è la sede museale, con 151 pezzi che ripercorrono la storia dell'arredo contemporaneo dal 1880 al 1980; per accedere a questi spazi si transita attraverso un patio, della dimensione di circa 650 mq che fu progettato da Ettore Sottsass tra il 1992 il 1993. Un'opera che, nelle intenzioni del famoso architetto (ormai scomparso), voleva fare da ponte tra il fuori e il dentro, tra l'ombra e la luce, quasi a preparare il visitatore al bello che apprezzerà all'interno del museo. Forse non tutti sanno che "la stanza magica" fu realizzata da Studio Akomena di Ravenna utilizando la sapiente arte del mosaico.
La collezione si deve a Raffaele Biagetti, che per la realizzazione e definizione del suo carattere museale si è avvalso dell'appoggio di una commissione d'esperti composta da Giovanni Klaus Koenig, Giuseppe Chigiotti, Filippo Alison, i quali selezionarono i 150 pezzi esposti.  
Una curiosità: fu Ettore Sottsass che, nel 1993, volle fosse inserito il pezzo numero 151, ovvero un tavolino opera di Shiro Kuramata (1982-83), per rendere omaggio alla sua grande capacità di innovazione. 
A farmi da guida Anna Biagetti, splendida padrona di casa, che mi ha aperto un mondo, quello del design, forse non così apprezzato come meriterebbe. All'ingresso del museo è possibile individuare le sezioni principali: il Modernismo catalano, con mobili disegnati da Antoni Gaudì,  l'Art Nouveau scozzese e inglese, con mobili disegnati da Charles R. Mackintosh, e pezzi senza tempo quali"la sedia del caffè viennese" di Nichael Thonet. Spero che le mie foto creino in voi la necessaria suggestione, soprattutto mi auguro siano in grado di rimandarvi la grande bellezza di questa collezione, che oserei definire di ottimo livello, anche in un contesto europeo.

Ma la mia visita continua, in compagnia di una scolaresca proveniente dalla ISIA di Faenza (RA). Si passa così alla grande scuola viennese del primo '900, la Wiener Werkstatte. Segue un'altra grande scuola tedesca, la Bauhaus. Chi non la conosce? Fondatore fu Walter Gropius, per il quale non esisteva distinzione tra arte pura e applicata.


Ciò che lo assillava era l'idea di costruire cose con elementi uguali, ottenendo però soluzioni sempre diverse a seconda delle esigenze dell'utente. Ed ecco due poltrone in mostra, una di scuola italiana, e l'altra tedesca. 

Più avanti si incontrano anche opere di Frank L. Wright e Gerrit T. Rietveld. Che dire? Sono tra le mie preferite! non solo per le forme, anche per le tonalità cromatiche.
Spazio in questa mostra anche alle tensostrutture: tubi di acciaio piegati e saldati che agiscono come "muscoli", dove la forma finale si ottiene solo con il rivestimento.
Il design industriale italiano, quello degli anni del boom economico, gli anni 1955-1975 per intenderci, è rappresentato da lavori di Carlo Scarpa, Gae Aulenti, Bruno Munari, Marco Zanuso, Mario Bellini, sino ad arrivare ad Ettore Sottsass e Vico Magistretti. Che bellezza la totale assenza di regole, le poltrone in materiali in cui il  corpo affonda, l'uso di materiali quali i poliuretani. 
C'è di che perdere la testa, ve lo assicuro, e se sarà possibile in futuro mi riprometto di tornare, certa come sono di essermi lasciata sfuggire tanti bellissimi dettagli che meritano approfondimento. Il Museo dell'Arredo Contemporaneo è un piccolo gioiello, seppure nato per iniziativa privata, un grande patrimonio per la collettività, collocato a Russi, provincia di Ravenna. Per altre info visita il sito



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