lunedì 8 febbraio 2016

La nostra visita a "Arte Fiera 2016", Bologna (BO)

In programma dal 29 gennaio al 1 febbraio 2016, si è svolta a Bologna (BO) la 40esima edizione di "Arte Fiera", alla quale noi abbiamo fatto visita con piacere. Fotografare in questo contest ci piace un sacco; l'anno scorso avevamo preso parte a instameet organizzato da @igesrbologna, mentre quest'anno siamo andati per conto nostro, avendo problemi di orario per il rientro a Ravenna.
Volete un po' di numeri? 58 mila visitatori, con un incremento del 10% rispetto alla edizione 2015, 222 espositori, 190 gallerie d'arte, più di 2000 le opere esposte, più di mille gli artisti presentati al grande pubblico. 
Ad affollare Bologna decine di migliaia di appassionati di arte in genere, per prendere parte a 70 eventi e oltre previsti per "Art City" e 140 circa previsti per "Art White Night". Un vero significativo successo di pubblico all'insegna dell'arte e della cultura. 
Le mie scoperte all'interno dell'area della fiera sono state principalmente due: Veronica Vazquez e Letizia Fornasieri. Ma debbo aggiungere che altre opere mi hanno incuriosita, se non affascinata. Alte le quotazioni per le opere esposte, a riprova che il mercato dell'arte in Italia affronta un momento di espansione.
Letizia Fornasieri è nata a Milano nel 1955, città in cui vive e lavora. Diplomata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, in gioventù ha stretto un intenso dialogo ed amicizia con il pittore americano William Conghon. Nel 1981 vince il premio San Fedele Quadro Giovani, Galleria San fedele, Milano, e nel 1995 è la volta del Premio di Pittura Carlo della Zorza. Il suo quadro "Milano - Tram" esposto alla XIV Esposizione Quadriennale d'Arte di Roma nel 2005 è entrato a far parte della collezione della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano. Letizia Fornasieri ha inoltre realizzato numerose opere di carattere religioso, collocate in alcune chiese lombarde, tra cui la Via Crucis, per la Chiesa di Gesù a Nazaret di Milano.
Veronica Vazquez nasce in Uruguay nel 1970. Si avvale di elementi poveri, di oggetti casuali e di recupero, alla conquista di un'insperata e sorprendente armonia spaziale. Le sue forme più raffinate e tattilmente più fragili, vengono alimentate dal percorso calligrafico del fil di ferro che disegna nell'aria ideali pentagrammi o coglie la leggerezza inespressa di un pensiero lasciato in eterna sospensione. Altrimenti è la ricercata disposizione di scarti ferroviari aggrediti dalla ruggine a fornire colloqui di aggregazione, rapporti di strutture che si assemblano e si compenetrano. Le sue opere dalla vocazione prevalentemente scultorea si affidano a un'arte distaccata da ogni tempo e rimandano a una profondità e a una delicatezza concettuale e percettiva che trasforma  gli elementi poveri da lei usati in protagonisti insigniti di inattesa preziosità.  

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